Il numero monografico 500 della rivista “Il Mulino”, uscito nel gennaio del 2019, è un prezioso strumento di conoscenza e analisi, pienamente attuale, sul fenomeno in particolate della nuova emigrazione, non sempre caratterizzata da lavori altamente qualificati e che, comunque, riguarda coloro che, in ragione della loro età, dovrebbero costituire l’architrave del Paese in cui sono nati. Un vero e proprio “viaggio fra gli italiani all’estero”, come recita il titolo del volume, per comprendere luoghi e ragioni della loro decisione di lasciare l’Italia e il senso della loro esperienza.
Quaranta italiani che hanno scelto di vivere all’estero si raccontano in altrettante storie autobiografiche, precedute da una serie di saggi di inquadramento sulle caratteristiche qualitative e quantitative dell’emigrazione italiana contemporanea e sono accompagnati da tre contributi dedicati, rispettivamente, alle forme di rappresentazione dell’emigrazione durante la grande epopea migratoria del secolo scorso, all’autonarrazione all’epoca dei social network, alla rappresentazione cinematografica.
Come osserva nella sua analisi Maddalena Tirabassi, fattori economici e culturali si intrecciano tra le cause che hanno visto riprendere le migrazioni a cavallo degli anni Duemila. Ci si trovava di fronte alla prima generazione in grado di parlare inglese e di muoversi con disinvoltura nel mondo, sviluppando una abitudine alla mobilità che si è progressivamente sviluppata attraverso classi e generazioni, con un grande cambiamento nell’atteggiamento delle persone.

Se fino agli anni Settanta del secolo scorso gli italiani che attraversavano i confini del Paese erano principalmente migranti (ovvero quelli che Tirabassi definisce come “cosmopoliti benestanti”, che potevano permettersi di viaggiare e mandare i propri figli a studiare all’estero), nei tempi più recenti le nuove tecnologie, l’Unione europea e Schengen hanno creato anche in Italia il turismo di massa, permettendo così agli italiani di familiarizzare con l’idea di varcare i confini con facilità.
Una cultura della mobilità si è sviluppata anche attraverso i diversi programmi di studio che hanno portato studenti della classe media all’estero. Le stesse le novità delle comunicazioni hanno contribuito a rendere la popolazione più mobile: Skype, WhatsApp e i social media hanno sostituito le lettere, e le telefonate long distance consentono di mantenere legami glocal ancor più che nel passato, grazie anche ai viaggi low cost che, in particolare nei Paesi europei, facilitano non solo frequenti visits home, ma consentono anche a chi è rimasto di andare a trovare figli e amici “emigrati”.
La crisi economica del 2010 può avere a sua volta catalizzato vecchie e nuove tendenze portando gli italiani a lasciare il Paese in numero sempre maggiore. Fanno parte di quei quasi 5 milioni di italiani residenti all’estero, emigrati o figli di emigrati che hanno raggiunto i quattro angoli del pianeta nel corso dei decenni e rimangono iscritti all’Anagrafe degli Italiani all’Estero, tenendo in tal modo i legami con il nostro Paese.