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Categoria 9 Contrappunto 9 Tina Modotti, artista e fotografa geniale fra il Friuli e l’America

Tina Modotti, artista e fotografa geniale fra il Friuli e l’America

Tina Modotti, artista e fotografa geniale fra il Friuli e l’America

Nata a Udine nel 1896 e morta a Città del Messico nel 1942, è ricordata come una delle maggiori fotografe e fotoreporter italiane della prima metà del Novecento.

di MARILISA BOMBI

Non ricordo quando ho sentito parlare, per la prima volta, di Tina Modotti. Ma ricordo perfettamente, invece, di essermi immediatamente innamorata del personaggio. Tanto da vessare di domande una collega udinese che portava il suo medesimo cognome. E non soltanto perché da ragazza ho amato molto la fotografia, tanto da sviluppare da sola i miei negativi e stampare le foto nella camera oscura che avevo attrezzato nella cantina della casa dei miei genitori.

L’emozione di vedere materializzarsi l’immagine nella vaschetta con l’acido è un qualcosa che nell’era del digitale è inimmaginabile e, sotto un certo punto di vista, a mio avviso è una perdita in termini di esperienza. Le foto erano soltanto in bianco e nero. Ma sono convinta ancora che proprio il non colore esalti l’essenza dell’immagine quale essa sia; nel senso che il colore soltanto la rappresenta.

Potrebbe essere considerato strano che, al di fuori del Friuli Venezia Giulia, Tina Modotti sia sconosciuta ai più, se non tra i cosiddetti addetti ai lavori. Ma del resto è molto frequente che donne dalla forte personalità e leader nel loro campo non siano “passate alla storia” come invece è successo per i loro mariti o compagni.

 

Tina Modotti

SOTTO IL CIELO DEL MESSICO. Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti, conosciuta come Tina Modotti, nata a Udine il 17 agosto 1896 e morta a Città del Messico il 5 gennaio 1942, è considerata una delle più grandi fotografe dell’inizio del XX secolo.

Uno degli esempi più eclatanti credo sia quello di Margaret Macdonald coniugata Mackintosh (Tipton, 5 novembre 1864 – Chelsea, 7 gennaio 1933). Pittrice, illustratrice e decoratrice inglese, operò in Scozia ma il suo stile ha ispirato l’intera produzione artistica nel periodo a cavallo dei due secoli. Basti pensare alla grande influenza che le sue opere ebbero sul famosissimo artista austriaco Gustav Klimt, tanto da far quasi apparire alcune delle opere di quest’ultimo come delle articolate rielaborazioni. Il marito Charles è ad oggi riconosciuto come il più famoso architetto scozzese di tutti i tempi, dove Margaret ha sempre avuto un ruolo marginale, ma lui stesso le ricorderà in una lettera “tu sei metà, se non i tre quarti, di tutte le mie opere d’architettura…” e dirà di lei “Margaret ha il genio, io solo talento”.

Si può dire che lo stesso sia successo per Tina Modotti, artista eclettica alimentata da genio e passione che è rimasta per lungo tempo sottovalutata e, nella storia della fotografia, vi compare non come comprimaria di Edward Weston (Highland Park, 24 marzo 1886 – Carmel, 1º gennaio 1958) considerato tra i più importanti della prima metà del ‘900, ma principalmente come sua assistente.

La vita di Tina Modotti (Udine, 17 agosto 1896 – Città del Messico, 5 gennaio 1942) è stata un susseguirsi di passioni pubbliche e private, di viaggi e separazioni laceranti. Emigra negli Stati Uniti a soli 17 anni per raggiungere, assieme alla famiglia, il padre che aveva trovato un lavoro a San Francisco. Ed è lì che la giovane Tina si avvicina alla recitazione, figurando in rappresentazioni amatoriali – rivolte essenzialmente al pubblico d’immigrati italiani del luogo – di d’Annunzio, Goldoni e Pirandello. “Sul palco – racconta Pino Cacucci nel suo ritratto di Tina – sembra trasformarsi, e il contrasto è ancor più accentuato dal suo carattere schivo e taciturno, avvolto da quell’impalpabile velo di malinconia che non la abbandona mai.” 

Il suo fascino esotico la porta, poi, a Hollywood. Ma per lei, donna d’azione e non di posa, il cinema fu, di fatto, un’esperienza deludente, che decide di abbandonare dopo solo tre film per la natura essenzialmente commerciale di quanto il cinema rappresentava.

 

Tina Modotti, Hollywood 1920.

ATTRICE. Anonimo: Tina Modotti nelle prove di un film. Hollywood 1920. Dominio pubblico negli Stati Uniti.

 

Nel 1923 si trasferisce a Città del Messico, che in quegli anni viveva un vero e proprio Rinascimento. È lì che entra in contatto con i giganti della pittura muraria, David Alfaro Siqueiros, Diego Rivera e Clemente Orozco, i quali appartengono al sindacato degli artisti e sono i fondatori del giornale El Machete, portavoce della nuova cultura. Ed è lì che entra in amicizia con la pittrice Frida Kahlo. (1)

Tina che aveva imparato i primi rudimenti della fotografia già adolescente a Udine, nello studio fotografico dello zio, si perfeziona sotto la guida del compagno di vita Edward Weston ma, via via, trasforma il suo modo di fotografare e, in pochi anni, percorre un’esperienza artistica folgorante: dopo le prime attenzioni per la natura (rose, calli, canne di bambù, cactus…) sposta l’obiettivo verso forme più dinamiche. Utilizza il mezzo fotografico come strumento di indagine e denuncia sociale e le sue opere, comunque realizzate con equilibrio estetico, assumono di frequente valenza ideologica: esaltazione dei simboli del lavoro, del popolo e del suo riscatto.

Tina Modotti, fotografa, attivista e attrice italiana, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della fotografia contemporanea. E “Tina Modotti, donne, Messico e libertà” è il titolo della mostra a lei dedicata, allestita a Milano dal MUDAC, che rimarrà aperta fino al prossimo 7 novembre 2021. I suoi celebri scatti, che compongono le collezioni dei più importanti musei del mondo, sono il simbolo di una donna emancipata e moderna, la cui arte fotografica è indissolubilmente legata al suo impegno sociale.

 

Tina Modotti in The White Iris

THE WHITE IRIS. Tina Modotti in una foto di Edward Weston nel 1921. Edward Weston, The white Iris.
http://polarbearstale.blogspot. com/2010/09/edward-westons-portraits-of-tina.html

La casa natale di Tina Modotti a Udine, in via Pracchiuso 89, oggi è una vera e propria opera d’arte per volontà della Caritas della Diocesi di Udine, che ha destinato l’immobile all’accoglienza, ma ha ritenuto indispensabile mantenere la memoria storica del luogo. L’idea degli artisti Franco Del Zotto e Vera Fedrigo è stata quella di realizzare sulla facciata dell’immobile un grande foglio dattiloscritto su cui si susseguono pezzi della vita di Tina. Per il suggestivo bassorilievo che presenta testi in più lingue (italiano, inglese, spagnolo, friulano) per testimoniare la grande trasversalità culturale di Tina gli autori, nel 2014, hanno vinto il premio internazionale Le Geste d’Or, Le Trophee du Grand Prix. 

(1) Un documentario dei primi anni 80 di Laura Mulvey e Peter Wollen (disponibile online https:// www.collettivowsp.org/ 2020/04/26/frida-khalo-e-tina-modotti-il-documentario/) racconta la vita e le opere delle due amiche, icone di quello che è stato soprannominato il “Rinascimento Messicano”.

 

Una vita intensa, una morte enigmatica

 

Tina Modotti, colta da un infarto il 5 gennaio 1942 su un taxi, abbandonò la sua arte prematuramente, a 45 anni. Diego Rivera accusò di omicidio l’allora compagno della Modotti, Antonio Vidali, ritenendo che l’avesse uccisa in quanto testimone scomoda dei delitti commessi da lui durante la guerra civile spagnola. Molte persone, tra cui anche gli amici della coppia, rifiutarono tale versione, compreso Neruda. Nonostante ciò, la sua morte rimane ancora un mistero, difficile comprendere come possa essere stata colta da un infarto in quella giovane età, una donna così forte e con un cuore così intenso.

La morte di Tina Modotti lasciò un vuoto enorme. Era una donna che visse la sua vita fino in fondo, conobbe tantissime personalità di spicco artistiche, politiche, culturali, sociali. Era operaia, attrice, artista, politica, spia, militante, una vita davvero molto forte che la lasciò, nei suoi ultimi anni, stanca, sconvolta dalla guerra, amareggiata, forse depressa.

 

Tina Modotti

 

L’esordio di Tina Modotti da attrice risale al 1920 con il film The Tiger’s Coat (Il Mantello della Tigre), il primo dei tre film hollywoodiani da lei interpretati, per il quale ricevette l’acclamazione del pubblico e della critica, anche in virtù del suo “fascino esotico”. Ma decise presto di mettere fine alla breve avventura hollywoodiana.

Attraverso il marito, Robo, conobbe il fotografo Edward Weston e la sua assistente Margrethe Mather. Nel giro di un anno, la Modotti divenne la sua modella preferita e, nell’ottobre del 1921, anche sua amante. Quello stesso anno il marito Robo, scoperta l’infedeltà della moglie, scappò in Messico, seguito un po’ di tempo dopo dalla stessa Modotti che, però, giunse a Città del Messico troppo tardi, in quanto egli era morto da ormai due giorni, il 9 febbraio 1922, a causa del vaiolo.

In Messico Tina Modotti ritornerà nel 1923, assieme a Edward Weston ed uno dei quattro figli dell’uomo, desideroso di partire per lasciarsi tutto alle spalle e rifarsi una vita nel paese latinoamericano. I suoi occhi che hanno catturato gli aspetti rivoluzionari del Messico, forse erano troppo stanchi, avevano visto molto, troppo e immortalato tutto, gioie e dolori.

 

Edward Weston

COMPAGNI. Edward Weston. Foto di Anonimo, in Messico. D.F-1924. Photo courtesy Galerie-Bilderwelt di Reinhard Schult.

 

 

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