Il Lussemburgo mi ha aperto le porte dandomi l’opportunità di affermarmi professionalmente e di partecipare attivamente alla vita sociale.
di FRANCESCA INNOCENTE
Terra di confine come il Friuli Venezia Giulia, il Lussemburgo ha una popolazione che, pur essendo quasi raddoppiata nel corso degli ultimi trent’anni, supera di poco la metà di quella friulana (626 mila abitanti). A dispetto delle dimensioni ridotte, il Paese accoglie molteplici e diverse comunità, fra cui spiccano sicuramente per importanza quella portoghese, francese ed italiana. Numerose sono le tracce della loro influenza nella vita quotidiana: non di rado capita di udire queste lingue per strada o nei negozi, in vari luoghi è possibile gustare i dolci della tradizione lusofona e addirittura molte comunicazioni ufficiali sono spesso tradotte in portoghese.
Fra gli esponenti di tali comunità che ricoprono cariche politiche di rilievo vi sono il deputato Mars Di Bartolomeo, Vice Presidente della Camera dei Deputati fino al 2018 ed ex Ministro della Salute, ed il giovane parlamentare e sindaco della quarta città del Lussemburgo Dudelange, Dan Biancalana, discendente di quest’ultimo di una famiglia friulana.

FORTEZZA NATURALE. Il ponte Adolph costruito all’inizio del Novecento e recentemente ristrutturato con la creazione di una nuova pista ciclabile sospesa. La città di Lussemburgo è situata su un contrafforte roccioso. Lo sperone su cui è stata costruita è per tre lati a strapiombo su dei canali naturali, per cui sin dal Medioevo la città è stata considerata una fortezza. Immagine di Christoph Lassenberger.
La scoperta del ferro, a cavallo fra l’Ottocento ed il Novecento, nella zona sud del Paese chiamata “Terres rouges” dal colore del minerale, contribuì allo sviluppo di varie compagnie siderurgiche e proprio questo fenomeno spiega l’importante migrazione italiana dell’epoca.
Negli anni Settanta del secolo scorso, tuttavia, il Lussemburgo fu fortemente colpito dalla crisi dell’acciaio. Verso la fine del decennio decine di migliaia di operai persero il loro posto di lavoro e rimase in attività un’unica azienda siderurgica lussemburghese: l’ARBED (“Aciéries de Burbach, Eich, Dudelange”), oggi parte del gruppo mondiale ArcelorMittal che ha mantenuto la sua sede principale nel Paese.
Questo crollo ha tuttavia coinciso con la transizione del Lussemburgo verso un’economia basata principalmente sul settore terziario. Dagli anni Ottanta fino al Duemila, il Paese conosce una crescita media del Prodotto Interno Lordo pari al 5%, ovvero quasi il doppio dei paesi confinanti, attribuibile principalmente allo sviluppo del settore finanziario.

GRANDUCATO. La zona di Belval, dove oggi ha sede l’Università, era in passato il centro dell’industria siderurgica del Paese, dove lavoravano molti italiani. Immagine di Christoph Lassenberger.
Dopo l’ondata migratoria del diciannovesimo e ventesimo secolo di cui sopra, il Granducato ha attratto negli ultimi anni una forza lavoro giovane, qualificata ed internazionale, tant’è che ad oggi si annoverano ben 170 nazionalità fra i suoi abitanti.
Per meglio comprendere il respiro internazionale del Paese, basti pensare che circa la metà della popolazione lussemburghese è di fatto straniera (ovvero ha un’altra nazionalità). Ai residenti si aggiungono gli oltre centottantamila pendolari francesi, tedeschi e belgi che quotidianamente attraversano la frontiera per recarsi al lavoro.
La posizione geografica nel cuore del Vecchio Continente, infatti, fa del Lussemburgo un’importante polo di attrazione del lavoro transfrontaliero in Europa. La rilevanza del ruolo svolto da questi lavoratori è emersa in maniera particolarmente accentuata durante il periodo della pandemia, considerando che la maggior parte del personale medico-sanitario attivo nel Paese è composto proprio dai cosiddetti transfrontalieri.

CAPITALE INTERNAZIONALE. Il piazzale della stazione. Dal 2020 i trasporti pubblici sono gratuiti su tutto il territorio nazionale. Immagine di Christoph Lassenberger.
Se è vero che oltre centoventi banche sono presenti ad oggi in Lussemburgo ed impiegano più di venticinquemila persone, è curioso tuttavia sapere che i due principali datori di lavoro nel Paese sono la società di poste e telecomunicazioni (Groupe Post Luxembourg) e quella ferroviaria (Group société nationale des Chemins de Fer Luxembourgeois, CFL), entrambe di proprietà statale.
Il Lussemburgo, che partecipa in prima linea al progetto di integrazione europea sin dai tempi della costituzione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), ospita altresì diverse istituzioni europee, in particolare la Corte di Giustizia, la Banca Europea per gli Investimenti (BEI), il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) e l’Impresa Comune Europea per il Calcolo ad Alte Prestazioni (EuroHPC).
È proprio di queste settimane la notizia dell’entrata in funzione del calcolatore MeluXina, alimentato con energia verde e realizzato con il contributo finanziario dell’EuroHPC, che sarà a disposizione di organizzazioni pubbliche e private nell’intero settore della ricerca e dell’innovazione.

GRANDUCATO. La suggestiva cascata che si trova nella regione orientale del Paese, chiamata “Piccola Svizzera”. Immagine di Christoph Lassenberger.
Un altro progetto importante nell’ambito della ricerca è sicuramente il recente sviluppo dell’Università del Lussemburgo, che accoglie oggi circa seimilasettecento studenti. Certo, si tratta di una piccola realtà rispetto ad Università come quelle di Udine o Trieste che registrano le oltre quindicimila iscrizioni all’anno, ma va ricordato che l’Università del Lussemburgo è un progetto dinamico ed ancora in divenire, considerato che l’istituto – fondato nel 2003 – non ha ancora festeggiato il ventesimo anniversario.
I corsi sono solitamente offerti in due lingue (principalmente inglese e francese) e questo conferma il carattere plurilinguistico del Paese. Il sistema scolastico lussemburghese è infatti organizzato in maniera tale da formare gli allievi in tre lingue (lussemburghese, francese e tedesco sono utilizzate come lingue d’insegnamento) oltre a promuovere naturalmente lo studio di ulteriori lingue straniere come l’inglese. Questo significa che in media chi esce dalla scuola lussemburghese parla correntemente almeno tre lingue, alle quali si aggiungono spesso e volentieri le lingue parlate a casa da tutti coloro che hanno un’origine straniera (ad esempio italiana o portoghese).
Negli ultimi anni, con l’arrivo di imprese internazionali del settore tecnologico e di una forza lavoro internazionale specializzata, sempre più diffuso è l’uso dell’inglese negli uffici o anche nei servizi, perlomeno nella capitale, dove si concentra quasi un quinto della popolazione.

BASTIONI. Uno scorcio della città dalla Chemin de la Cornice, considerata la balconata più bella d’Europa. Costeggiando gli antichi bastioni cittadini, offre belle vedute sul sottostante quartiere antico del Grund.
Lo sviluppo sostenuto dell’economia e dell’impiego del Lussemburgo hanno contribuito ad un incremento sostanziale dei prezzi immobiliari, quasi raddoppiati nel Paese negli ultimi dieci anni e questa è purtroppo una della principali sfide, sia per chi si trasferisce oggi in Lussemburgo per lavoro, sia per le fasce più vulnerabili della popolazione locale, che si vedono sempre più costrette ad andare ad abitare oltre frontiera. Questo trend non sembra ad oggi aver subito alcun rallentamento, neanche come conseguenza della crisi pandemica.
Nonostante sia il Paese con il PIL pro capite più alto dell’Unione Europea, quest’anno è stato ricco di sfide per il Lussemburgo. Se il fatto di essere un’economia basata principalmente sui servizi ha facilitato il ricorso massiccio al telelavoro e dunque una certa stabilità durante il periodo della pandemia, quest’ultima ha sicuramente evidenziato quanto l’economia – ed in particolare settori chiave come quelli della distribuzione alimentare o della salute – dipenda dai lavoratori pendolari.
La posizione centrale al cuore dell’Europa, la sua vocazione europeista e la sua apertura internazionale, nonché la volontà di investire in settori chiave come la ricerca, rimangono però i punti forti che permettono al Lussemburgo di affrontare con fiducia le sfide del nuovo millennio.
Questo è il Paese che mi ha accolto dall’ottobre 2015, dandomi l’opportunità di affermarmi professionalmente e di trovare un luogo accogliente dove integrarmi e partecipare attivamente alla vita della società.