Una torre-scultura di Giorgio Bortoli nel segno dell’amicizia italo-americana, donata a New York e collocata davanti alla casa di Antonio Meucci, Museo della Memoria Italiana.
di LUCIO GREGORETTI
Da Aviano, per volontà del generale Francesco Ippoliti, del sindaco di Aviano, dell’artista Giorgio Bortoli e di Mattia Carlin, vicepresidente dei Consoli Onorari in Italia (UCOI), è stata donata una torre-scultura a Staten Island, New York, come segno tangibile dell’amicizia italo-americana, per rafforzare i legami USA-Italia, e collocata proprio dinanzi alla Casa di Antonio Meucci ormai da tempo trasformata in Museo della memoria italiana.
Ad Aviano ha sede l’aeroporto di Aviano, Aviano Air Base o semplicemente Aviano AB, un’infrastruttura militare italiana utilizzata dall’USAF, l’aeronautica militare statunitense. La città è sede della base del 31st Fighter Wing dell’aeronautica militare statunitense, a sua volta parte dell’USAFE (United States Air Forces in Europe).
Staten Island, corrispondente alla Contea di Richmond fondata nel 1683, è un’isola di 265 km² ed è uno dei cinque distretti della città di New York, insieme a Bronx, Queens, Manhattan e Brooklyn. È nota in tutto il mondo per essere stata l’approdo delle navi che trasportavano in America gli emigranti dall’Europa.
La torre è un’agile archiscultura, cioè una installazione di tipo particolare, misto di architettura e scultura, alta 12 metri, opera dello scultore veneziano Giorgio Bortoli. Voluta dalla Municipalità di Marghera e prodotta dall’Associazione Marghera-Venezia / New York, “rappresenta il campanile di San Marco contenuto all’interno della Metropolitan Life Tower di New York”, come si legge sulla targa collocata ai piedi della struttura.

GIOCHI DI LUCE. La scultura in veste notturna con il suo dispositivo d’illuminazione interna.
La Metropolitan Life Tower, costruita nel 1909, che è stata fino al 1913 l’edificio più alto del mondo, venne progettata dall’architetto Le Brun su immagine del campanile di San Marco, quasi per trapiantare nel territorio americano un respiro della vecchia Europa e per questo è stata scelta da Giorgio Bortoli come “contenitore” del campanile di San Marco che sembra trovare riparo al suo interno, con l’evidente intento di manifestare una esigenza e un desiderio, che la modernità in tutte le sue forme non sconfigga il passato (la cui conservazione è cultura) ma lo tuteli e ne tragga i debiti ammaestramenti.
È una struttura ricca di valori simbolici, a cominciare dai materiali usati nei quali all’acciaio, evidente simbolo di modernità, si accosta il vetro, simbolo di venezianità, e frammenti dell’antico campanile di San Marco crollato nel 1902, frammenti a suo tempo scaricati in mare e recuperati dallo scultore al largo di San Niccolò di Lido. II vetro è stato inserito in più parti: nel campanile di San Marco, con formelle sfumate colorate e con l’angelo in polvere d’oro zecchino e, nel Metropolitan, sui pinnacoli angolari e sulla maestosa guglia piramidale finemente decorata.
II gioco di luci all’interno del campanile è stato studiato per suscitare sensazioni di movimento come i palazzi che si specchiano di notte sull’acqua dei canali di Venezia. Quattro grandi orologi si affacciano sui lati della torre del Metropolitan per segnare l’ora di Venezia e di New York e sulla sua sommità è collocata una lanterna illuminata. II peso complessivo dell’opera finita è stimato in circa 1800 chili.
Giorgio Bortoli, è un artista di grandi visioni, fa lo scultore, ma ha della scultura una concezione fortemente innovativa. Giorgio Bortoli ha intrecciato vetri di Murano e acciaio, arte e architettura, geometria e matematica per replicare linee e rispettare proporzioni; ha inserito, infine, nella scultura frammenti di vetro colorati, preziose reliquie dell’antico campanile.
Si moltiplicano nell’opera richiami storici che vanno indietro nel tempo ma si fermano all’inizio del secolo scorso, quando era vivissimo il ricordo degli italiani partiti per la terra promessa ed erano ancora presenti, nella loro memoria, le gesta del Generale Giuseppe Garibaldi. L’incontro tra l’eroe dei due mondi e Antonio Meucci, il suo ammiratore italoamericano affascinato dalla personalità e dal carattere passionale del suo ospite, era avvenuto qualche decennio prima, nel 1851-1853, proprio a New York. La casa di Antonio Meucci è da tempo trasformata in un Museo della memoria italiana.

PROGETTO. Nelle immagini: rappresentazione grafica delle proporzioni reali dei due edifici; il primo progetto della scultura fatto direttamente a mano libera da Giorgio Bortoli; particolare della scultura.