La storia di un Buiese che partecipò alla conquista del mondiale in Brasile 1950 con la maglia celeste dell’Uruguay.
di PAOLO POSARELLI
Per i fanatici del football mondiale, quella manifestazione rimarrà nel ricordo per la sconfitta del favoritissimo equipe giallo oro nei confronti dell’Uruguay, ricordato come “il Maracanazzo”. Il mitico Maracanà di Rio de Janeiro fu testimone e ancora vive quell’aria. Fu un dramma nazionale: il 16 luglio 1950. È ancora una pagina da dimenticare per gli appassionati brasiliani. Tre giorni di lutto nazionale, 34 suicidi, 56 morti per infarto è il risultato di quella debacle.
Uno dei grandi protagonisti di quel mondiale, però, fu anche un nostro conterraneo, il buiese Ernesto Servolo “Jose” Vidal. La famiglia Vidal nel 1923 emigrò da Buie d’Istria, come altri connazionali, verso Cordoba in Argentina alla ricerca di fortuna. Ernesto Servolo (il nome Servolo dedicato al patrono della città natale) era nato in terra istriana il 15 novembre 1921. Iniziò la carriera da calciatore nell’Atletico Belgrano e nel Rosario Central, trasferendosi poi in Uruguay, dove Vidal divenne una colonna del Penarol, idolo dei Carboneros, i calienti tifosi della compagine di Montevideo, vincendo ben quattro titoli nazionali.

CELESTE. Il buiese Ernesto Servolo “Jose” Vidal e la “Celeste”. La famiglia Vidal nel 1923 emigrò da Buie d’Istria, come altri connazionali, verso Cordoba in Argentina alla ricerca di fortuna.
Acquisendo la cittadinanza uruguagia venne poi convocato dal selezionatore Juan Lopez Fontana per quel fantastico mondiale insieme a Schiaffino e Ghiggia, che resta scolpito nei tifosi della “Celeste”, dove giocò la fase eliminatoria segnando una rete nella vittoria per 8-0 con la Bolivia , ma per un infortunio non scese in campo per la finalissima, così venne sostituito dall’esordiente Ruben Moran.
Dopo la vittoria ai mondiali approdò in Italia con successo, dove giocò in serie A con i gigliati della Fiorentina del presidente Enrico Befani e del mister Fulvio Bernardini ed ebbe poi una breve apparizione con la Pro Patria prima del rientrò in Uruguay, dove terminò la carriera con il Nacional di Montevideo. El Patrullero morì prematuramente in terra argentina, a Cordoba, il 20 febbraio 1974.