Il fascino di un linguaggio universale che si rinnova di generazione in generazione, in continua evoluzione.
di LUCIO GREGORETTI
“Il fumetto rappresenterà la cultura dell’anno 3794. Quindi avete 1827 anni di preavviso, il che è positivo. In effetti, questo mi lascia il tempo di cui ho bisogno per creare un collage con questi 80 fumetti che sto portando con me. Questa sarà la nascita della Comic Art, e in questa occasione terremo una grande apertura con la mia divina presenza il 4 marzo 3794, esattamente alle ore 19.00”. Così scriveva Salvador Dalì, all’anagrafe marchese Salvador Domingo Felipe Jacinto Dalí i Domènech.
Salvador Dalì, considerato uno dei grandi e fra i più virtuosi artisti del Novecento, è famoso per le bizzarre immagini delle sue opere surrealiste. Fu non solo pittore, scultore, scrittore, fotografo, cineasta, ma nel suo curriculum spiccano anche le sue doti di designer e sceneggiatore. Se vogliamo, possiamo dire che per chi pratica l’arte del del fumetto le considerazioni di Dalì sono un buon viatico e segnano l’importanza di un genere, nato come oggetto popolare di intrattenimento, che col tempo ha saputo assumere una sua forte identità culturale in grado di incidere nel costume, nella letteratura e nell’arte.
Pur avendo caratteristiche proprie, e con modalità di espressione non sempre coincidenti con l’universo artistico, ha saputo più volte confrontarsi alla pari con il mondo artistico, dando prova di essere in molti casi una straordinaria fonte di ispirazione e creatività. Tanto che non manca chi lo considera seriamente come la Nona Arte tout court. E la dimostrazione sono anche gli spazi museali dedicati, diventati parte del percorso culturale di città importanti, come il Musée Belge de la Bande Dessiné a Bruxelles e il WOW Spazio Fumetto di Milano, il primo esempio nazionale di istituzione dedicata a questo genere, che dalla sua nascita nel 2011 ad oggi ha acquisito una meritata fama. Non occorrono, quindi, il “quinto senso e mezzo” di Dylan Dog o il “senso di ragno” di Spider-Man per apprezzare ed esplorare i caratteri artistici e le ragioni culturali che lo contraddistinguono.

Il fumetto, che passione, e che storia. Se ci si mette a ricostruire i passaggi che hanno alimentato il crescente successo di questo genere e del successivo graphic novel, si ritrova il racconto di intuizioni, ingegni, talenti e genialità, a volte cercate e a volte, come spesso accade, fortuite e inaspettate, esempi dell’estro creativo che si trasforma in narrazione e seduzione.
Il 7 luglio 1895 il New York Word decise di inserire nelle sue pagine il disegno di un simpatico ragazzo con un camicione giallo al cui interno erano sistemate delle corte battute, frutto della penna di Richard Felton Outcault. Nacque così il personaggio di Yellow Kid, considerato se non il primo (i puristi si rifanno a pubblicazioni uscite settant’anni prima), sicuramente una delle pietre miliari della storia del fumetto. E proprio a Yellow Kid è oggi dedicato uno dei premi italiani più importanti.
Una delle strisce destinata a spopolare in tutto il mondo, nacque dai ghirigori disegnati nel vagone di un treno. Walt Disney non aveva avuto una giornata felice: si era visto strappare in un sol colpo il personaggio protagonista di un corto, Oswald, il coniglio fortunato. Stava tornando in California da New York quando, ripensando ai topolini che scorrazzavano sulla sua scrivania, gli venne l’idea di creare un cartone animato avente come protagonista appunto un topolino. Era il 1928, fu un successo travolgente. Lui aveva pensato di chiamarlo Mortimer, ma la moglie glielo impedì perché lo riteneva un nome troppo macabro per il pubblico infantile e suggerì Mickey Mouse.
Nel trascorre degli anni, le vicende di questi eroi si evolvono e spesso serve tempo per apprezzarle pienamente. Soltanto alla fine del centesimo albo, Dylan Dog viene a conoscenza della sua vera storia; la parte malvagia e quella benevola di Xabaras si riuniscono, e lui e Morgana lasciano definitivamente libero il figlio di camminare autonomamente verso il proprio futuro, salutandolo con parole accorate. Non serve parlare, confermano a Dylan i suoi ritrovati genitori, e forse non serve neanche capire.

“La vita ha la stessa logica di un sogno, a volte di un incubo: l’incubo da cui hai tentato di svegliarti sognando altri cento incubi, e che ora è finito. Ora puoi cominciare a guarire da questo male, e prendere una nuova strada. Vorremmo indicartela, figlio, ma non possiamo né dobbiamo: devi trovarla da solo, anche se ti costerà fatica, e smarrimento, e dolore, perché sarai solo, ed è giusto che sia così. Buon viaggio, Dylan”.
In fondo ogni artista, ogni creativo di questa nobile arte, è chiamato a trovare la propria strada, il proprio motivo di originalità, o se vogliamo il proprio incantesimo come Dylan Dog. Come hanno fatto i giovani fumettisti di Illustra che hanno dato alle stampe la prima corposa antologia di fumetti, specchio di bravure e originalità davvero notevoli.
Resta il fatto che il fumetto è una forma di espressione artistica in costante evoluzione, che sta raggiungendo sempre più riconoscimenti, nei più svariati ambiti; dalla letteratura, alla pittura, dalla grafica, alla fotografia, fino al cinema. Tanto che un film che si è basato su un personaggio di una delle case editrici di fumetti più importanti al mondo, la DC Comics, il film Jocker di Todd Phillips ha vinto il Leone d’oro a Venezia, due Golden Globe e due Premi Oscar su 11 candidature.
Per interpretarne la parte, Artur Fleck dovette perdere 24 chili e si mise a leggere una sfilza di libri sui cattivi più cattivi. Chapeau! Non è il primo: sono tantissimi i fumetti diventati blockbuster al cinema, tutti i Marvel e DC comics. E non sarà sicuramente l’ultimo.

ILLUSTRA. L’associazione giovanile di artisti grafici “Illustra” di Monfalcone realizza la prima antologia del fumetto e rilancia il valore di un linguaggio universale che ha influenzato l’arte, la letteratura, il cinema e la comunicazione, oltre ogni frontiera.