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Le idee e le culture dell'emigrazione

Direttore: Lucio Gregoretti

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Categoria 9 Editoriale 9 Ricostruzione

Ricostruzione

Ricostruzione

A vent’anni dall’11 settembre 2001, la ricostruzione dei fatti fa rivivere il dolore e la rabbia per l’ignobile attacco terroristico. Ma la ricostruzione materiale che ne è seguita parla friulano, sulle orme dei tanti corregionali che da oltre un secolo onorano il nostro Paese in America e nel mondo.

di LUCIO GREGORETTI

Sono le 14.45 in Italia, le 8.45 a New York. Il volo AA11 si schianta contro la North Tower del World Trade Center a New York, tra il 93esimo e il 99esimo piano, a 790 chilometri all’ora. L’aereo entra quasi completamente intatto all’interno della Torre, tagliando letteralmente in due i sostegni in gesso di tutte e tre le trombe delle scale dell’edificio. Una terribile onda d’urto scuote il grattacielo, mentre scoppia un violento incendio alimentato dal carburante che fuoriesce dal serbatoio dell’aereo. L’impatto è così devastante che alcuni rottami trapassano da parte a parte la Twin Tower.

Sono passati appena 17 minuti e un volo United Airlines 175 si schianta sulla Torre Sud, tra il 77esimo e l’85esimo piano, a 870 chilometri l’ora. L’impatto avviene in diretta tv. Dopo il primo impatto le telecamere dei media sono puntate sul World Trade Center. Frammenti dell’aereo fuoriescono dai lati est e nord dell’edificio e atterrano fino a sei isolati di distanza. Nel giro di un’ora e 42 minuti entrambe le torri gemelle implodono su se stesse e causano il crollo di altri edifici vicini.

Non è finita. Alle 9.37, le 15.37 in Italia, il volo American Airlines 77, dirottato da cinque terroristi e partito dal Dulles International Airport di Washington D.C. con destinazione Los Angeles, si schianta contro il Pentagono. Nell’impatto muoiono le 64 persone a bordo dell’aereo e 125 all’interno del quartier generale della Difesa. A meno di mezz’ora dall’attentato al Pentagono, il volo UA93 lascia l’aeroporto di Newark diretto a San Francisco. I terroristi vogliono dirottarlo su Washington, per colpire presumibilmente la Casa Bianca o la sede del Congresso. Grazie all’eroica rivolta dei passeggeri, il Boeing 757 si schianta in aperta campagna a Shanksville, in Pennsylvania.

Le vittime degli attentati risultano 2.977, esclusi i 19 dirottatori: 246 sui 4 aeroplani, 2.606 a New York e 125 al Pentagono. Altre 24 persone sono ancora elencate tra i dispersi. Oltre alle vittime civili ci sono anche 343 vigili del fuoco, 72 agenti delle forze dell’ordine e 55 militari. Più di 90 i Paesi, compresi l’Italia, che persero cittadini negli atroci attacchi al World Trade Center.

 

Prima pagina del Guardian

GROUND ZERO. La prima pagina del Guardian il 12 settembre 2001.

 

A vent’anni di distanza da quell’11 settembre 2001, la ricostruzione dei fatti fa rivivere l’orrore, il dolore e la rabbia per l’ignobile attacco terroristico dell’integralismo islamico. „Attacco all’America e alla civiltà” ha titolato il Corriere della Sera il 12 settembre 2001 e l’inglese Guardian „Dichiarazione di guerra”. La tragedia continua a scuotere le nostre coscienze.

La ricostruzione materiale che è seguita in questi vent’anni parla friulano, nella tradizione del lavoro onorato dei tanti corregionali emigrati negli Stati Uniti. La Collavino Construction Company di Windsor (Canada) ha realizzato la Freedom Tower di New York, il grattacielo che è sorto sulle ceneri delle Torri Gemelle. L’azienda è di proprietà dei fratelli Mario e Arrigo Collavino, friulani di Muris di Ragogna, di Udine, emigrati con la famiglia negli anni ’50 come tanti altri corregionali che, mattone dopo mattone, hanno costruito un vero e proprio impero. La Cimolai di Pordenone è protagonista, invece, della costruzione della stazione ferroviaria „Oculus” a Ground Zero. Disegnata dall’architetto Santiago Calatrava, realizzata in vetro e acciaio, con delle aperture per far entrare la luce, è una vera opera d’arte.

Con questa nuova straordinaria opera architettonica, la ditta Cimolai, si pone degnamente sulla scia delle tante imprese friulane che da oltre un secolo hanno esaltato, con le loro opere e l’ingegno, il lavoro friulano nel mondo.

 

Il progetto della Freedom Tower.

GROUND ZERO. La prima pagina del Guardian il 12 settembre 2001. Mario Collavino con il progetto della Freedom Tower e la stazione “Oculus” realizzata dalla Cimolai.

 

Friulani all’opera

Il World Trade Center Transportation Hub, meglio conosciuto con il nome di Oculus, è il nuovo nodo di trasporto della città di Lower Manhattan e si sviluppa nell’area sotterranea compresa tra la Torre 2 e la Torre 3 del World Trade Center.

L’immensa struttura, che si caratterizza per la stupenda volta in vetro che esce dal terreno e si innalza verso il cielo , è stata progettata dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava, che con Oculus voleva raffigurare una colomba bianca liberata dalle mani di un bambino.

Simbolicamente la struttura architettonica disegnata da Calatrava rappresenta la rinascita della città di New York, ed in particolar modo di Manhattan, dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. Il lavoro friulano è stato protagonista della sua costruzione con la Cimolai di Pordenone, mentre la Collavino Construction Company dei friulani di Muris di Ragogna ha realizzato ha realizzato la Freedom Tower di New York, il grattacielo che è sorto sulle ceneri delle Torri Gemelle.

Oculus

CIMOLAI. La stazione Oculus a New York. Foto di Dorian Mongel, Rennes Francia. Unsplash.

 

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