Il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a New York, docente di Letteratura Italiana all’Università di Trieste, fa un’analisi approfondita del termine Patria.
di LUCA POLITI
Nel libro L’invenzione della patria, Finotti fornisce un’analisi informativa del termine patria che abbraccia la maggior parte dei secoli di letteratura e produzione culturale nella penisola italiana, dall’Eneide di Virgilio agli ultimi decenni. Il libro di Finotti è molto leggibile e contiene molto che interesserà tutti i tipi di lettori, dagli specialisti di storia e letteratura italiana ad un pubblico più generale.
Mentre affronta le transizioni tra i secoli, Finotti ripercorre i modi in cui il significato del termine Patria cambia per autori come Dante, Petrarca, Manzoni e Foscolo, soprattutto in relazione ad altri e, a volte, si intersecano concetti come la Nazione (nazione), lo stato (stato) e il paese (paese). La sua analisi è altamente stimolante, poiché in tutto il libro Finotti coinvolge il suo pubblico attraverso letture ravvicinate che contribuiscono in modo significativo alla sua tematica generale.
Allo stesso tempo, Finotti è anche attento a considerare le implicazioni più ampie della sua analisi, che usa l’Italia come punto focale per il mutato status del termine patria, per le teorie prevalenti e attuali di formazione della nazione, come quella di Adrian Hastings, che non hanno reso conto in modo così completo dell’esempio italiano. E così come Finotti fonda le sue argomentazioni su letture testuali strette, riesce a destreggiarsi con successo nel panorama più macroscopico mettendo quelle letture in dialogo tra loro e con la cultura contemporanea.
Infatti, quello che emerge come contributo centrale del suo libro è proprio il modo in cui presenta l’Italia – che è fondamentalmente multiculturale, un „tappeto dai mille colori” – un caso unico di come i concetti di nazione e patria siano mutati nel corso del tempo. i secoli. Non conforme né alla nozione greca antica di patria come polis, né ai modelli di patria come nazione presente in molti altri paesi moderni come la Francia e l’Inghilterra, l’Italia, secondo Finotti, è la patria di una nuova invenzione – quella della patria come coesistenza del locale e del naturale, o, più semplicemente, una patria globale.

Lo studio di Finotti è, nel complesso, ordinato cronologicamente e copre la maggior parte dei periodi della storia italiana. Ma questo formato non impedisce a Finotti di fornire un’analisi comparativa del valore della patria tra più epoche. Ad esempio, quando nel capitolo V si sofferma sull’idea di patria nei secoli XII e XIII, è spinto dalla domanda se quella patria sia la stessa di quella immaginata nel periodo risorgimentale o nel Novecento. Così, egli cita non solo i canti cosiddetti „politici” della Divina Commedia (Inf. VI, Purg. VI, e Par.VI), ma anche riferimenti da Mazzini a Dante e all’inno fascista di Giovinezza. Sebbene questi successivi scritti nazionalisti affermino di aiutare a realizzare una visione unificata dell’Italia che si estende fino a Dante, Finotti sfida questa giustapposizione, prestando attenzione a come questa visione sia di fatto ‘inventata’ e come l’idea di patria di Dante sia davvero distinta.
Per Finotti, la patria ha più livelli, geografici, politici o razziali, e include discussioni stimolanti sul ruolo sottovalutato della memoria, della fede e dell’arte nel generare sentimenti di fedeltà. In molti dei suoi capitoli, Finotti si sofferma a esaminare come una data idea di patria possa risuonare ai suoi lettori contemporanei e ne analizza i contributi ei potenziali svantaggi. Per esempio, mentre l’elemento razziale degli scritti di Manzoni può causare qualche esitazione, non dovrebbe condannarli dal momento che, allo stesso tempo, contengono un invito coraggioso alla ricerca, per l’Italia, nella miseria della sua „volgo disperso” (folla dispersa).
Così in tutto il libro di Finotti, i lettori non solo apprendono i vari modi in cui la patria è stata immaginata nel corso della storia, ma sono anche sfidati a ripensare le proprie concettualizzazioni e a considerare quali gruppi sono eventualmente esclusi.

FABIO FINOTTI. Nuovo direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, autore del libro Italia, l’invenzione della Patria.