La misteriosa data della sua morte, forse nel 1483, nell’anno in cui nacquero due tra i più famosi personaggi del Cinquecento europeo: Lutero e Raffaello.
di GIORGIO PACOR
A Pordenone, un vertiginoso quanto elegante campanile del Trecento, alto metri 72, fiancheggia la fronte neoclassica incompiuta (1840) del duomo, la cattedrale di San Marco. All’interno della cattedrale (del Quattrocento) la prima cappella destra conserva una Madonna della Misericordia (1515) e il pilastro destro della cupola degli affreschi, opere entrambe del cinquecentesco Antonio de’ Sacchis detto „il Pordenone”, il celebre artista italiano del Cinquecento di cui la città vanta i natali.
Il Pordenone (1484-1539) era stato allievo di Pellegrino di San Daniele ed esordì nella scia del primo Tiziano, distinguendosi per i colori accesi e le larghe campiture (Madonna e Santi, 1511, Venezia Accademia; Madonna della Misericordia, Pordenone, duomo, 1515). Dopo un viaggio a Roma (1515 circa) si diede all’imitazione di Raffaello e soprattutto di Michelangelo, elaborando un linguaggio magniloquente, violentemente plastico, che tradusse in affreschi a Treviso (cappella Malchiostri, 1520, San Pietro), a Cremona (Storie della Passione, 1522, duomo) e a Cortemaggiore (cappella Pallavicini, San Francesco).

IL PORDENONE. Crocifissione, particolare, 1521. Duomo di Cremona. Wikimedia.
Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone, è non solo il maggior artista friulano del Rinascimento, ma anche in assoluto uno dei più importanti pittori ad affresco della prima metà del Cinquecento. Stando al Vasari, egli sarebbe morto a Ferrara nel 1540, a cinquantasei anni di età. Tuttavia, una volta accertato dagli studiosi che le esequie dell’artista ebbero luogo in realtà il 14 gennaio 1539, la data di nascita è stata automaticamente arretrata al 1483, anno in cui nacquero due tra i più famosi personaggi del Cinquecento europeo: Martin Lutero e Raffaello.
E come, secondo la credenza popolare, eventi straordinari accompagnavano la nascita o la scomparsa di uomini illustri, così alla morte del Pordenone „pittore tra i maggiori de’ quali si pregi quest’arte”, come attesta lo storico udinese Francesco Palladio degli Olivi, si sarebbe vista nel cielo friulano una cometa, indizio di „una grande e inaudita siccità che seguì nel paese”.
La sua evoluzione manieristica si compì in Emilia, ove i numerosi affreschi nella chiesa della Madonna di Campagna a Piacenza (1529-35) rivelano un crescente interesse per il Correggio. Tornato a Venezia, il Pordenone divenne il capo riconosciuto della corrente „romanista” (San Lorenzo Giustiniani e altri Santi, 1532, Accademia; Annunciazione, 1537, Murano, Santa Maria degli Angeli), che avrà notevole influenza sul Tintoretto.
Coloritore acceso, amante dei gesti violenti, dei forti contrasti di luce e di masse dinamicamente contorte, il Pordenone fu artista talvolta enfatico e prolisso, ma svolse un importante ruolo di anticipatore degli sviluppi della pittura veneziana del secondo Cinquecento.

IL PORDENONE. Cristo sulla croce.
Il Pordenone era stato allievo di Pellegrino di San Daniele, questi in realtà si chiamava Martino da Udine, dove era nato nel 1407 e morto nel 1547. Pellegrino fu attivo soprattutto in Friuli, restando ancorato alla tradizione quattrocentesca veneta, dal Vivarini a Giovanni Bellini, da Cima al Montagna (Sacra conversazione, 1495, Osoppo, parrocchiale; polittico, Cividale, Museo; Annunciazione, 1519, Udine, Museo).
In seguito cercò di aggiornarsi sull’esempio del suo antico allievo, Il Pordenone (San Daniele, grandiosi affreschi per la chiesa di Sant’Antonio, 1497-1522, detta la Cappella Sistina del Friuli).

IL PORDENONE. Deposizione, 1522. Duomo di Cremona.
Pomponio Amalteo, allievo del Pordenone
Pomponio Amalteo (1505-1588) fu allievo del Pordenone, di cui sposò la figlia Graziosa. Trattando di Giovanni Antonio de’ Sacchis, scrive Vasari di Pomponio Amalteo: “Fu suo discepolo Pomponio Amalteo da San Vito, il quale per le sue buone qualità meritò di esser genero del Pordenone, il quale Pomponio, seguitando sempre il suo maestro nelle cose dell’arte, si è portato molto bene in tutte le sue opere” e, fra le diverse sue opere, elogia in particolare gli affreschi realizzati nella cappella della Madonna nella chiesa di Santa Maria di San Vito al Tagliamento, “con tanta bella maniera e soddisfazione d’ognuno, che ha meritato dal reverendissimo cardinal Maria Grimani, patriarca di Aquileia e signore di San Vito, esser fatto de’ nobili di quel luogo”.
CIVIDALE. La pala dell’Annunciazione fu creata da Pomponio Amalteo (1505-1588) nel 1546 per il monastero domenicano della Cella, ove era racchiuso in una fastosa cornice intagliata; dopo la sua soppressione napoleonica del 1806 l’opera doveva essere trasportata a Parigi, ma per il ritardo nella sua consegna fu concesso al Capitolo di riporre la pala nel duomo, ove è rimasta. L’opera ricalca nell’impianto il medesimo soggetto dipinto per la chiesa di Santa Maria degli Angeli a Murano dal Pordenone, del quale l’Amalteo era il genero; anche il nugolo di vivaci putti che scendono, nella parte sinistra, è di ispirazione pordenoniana. Il cromatismo è imperniato su tonalità vivaci, brillanti e l’artista svela la sua perizia anche nella resa di minuti particolari descrittivi.