Powered by Clape.eu

9 March 2025
titolo legami

Le idee e le culture dell'emigrazione

Direttore: Lucio Gregoretti

9 March 2025
titolo legami

Le idee e le culture dell'emigrazione

Direttore: Lucio Gregoretti

Powered by Clape.eu

Categoria 9 Arte e cultura 9 La domenica delle scope

La domenica delle scope

La domenica delle scope

Nell’agosto del 1950, molti goriziani rimasti nella Jugoslavia di Tito superarono il confine non solo per riabbracciare parenti e amici, ma fecero incetta di acquisti e l’articolo più venduto fu una scopa di saggina.

di ANNAMARIA CRASTI

Siamo a Gorizia. È il 13 agosto 1950. Dal 10 febbraio 1947 la Gorizia di sempre non esiste più. Crudelmente, come deciso dal Trattato di Pace, nella notte tra il 14 e 15 settembre 1947 la città si è trovata divisa. Gli abitanti di alcune zone della città non riescono a dormire quella notte: sentono, incessante, un suono sordo tum tum tum, incomprensibile. Capiranno al loro risveglio che quel rumore, che impediva loro di dormire, era l’inizio della fine di una comunità legata da parentele, da amicizie profonde, da vincoli strettissimi formatisi nel corso di secoli di pacifica convivenza.

Era nata Nova Gorica (accento sulla „i”, come la pronuncia l’attuale Sindaco Rodolfo Ziberna), una città fantasma, popolata da uomini, donne, bambini e anziani straniti, spaventati, rassegnati. Una città governata dalla Jugoslavia dove i graniciari (le guardie confinarie), armati di fucile, sparavano a chiunque si avvicinava al filo spinato, anche solo per uno sguardo, un sorriso, un saluto scambiati tra nonni e nipoti, tra fratelli, tra cugini, tra amici, da metri di distanza, fatti con il cuore straziato da una lontananza imposta e mai accettata.

Ma non è solo questo. Le due realtà sono diverse: Gorizia dove si vive liberi, non in ricchezza ma con una decente vita assicurata, dove gli abitanti passeggiano sereni per i viali guardando le vetrine dei negozi che incominciano a riempirsi, anche di cose superflue, ma che rendono la vita più piacevole. Nova Gorica, squallida città dove si vive di paura, miseria e duro lavoro.

 

Casa Rossa, Gorizia

CASA ROSSA. Il valico era piuttosto rudimentale. Qua e là erano dislocati diversi cavalli di Frisia, con intorno matasse di filo spinato che si snodavano fin dentro il cortile dell’edificio, oggi sede della Polizia, ma allora ancora uno degli ospedali di Gorizia. Al posto dell’attuale palazzina del valico si trovava una nota trattoria, chiamata appunto Casa Rossa per il suo colore esterno e famosa per aver avuto come attrazione un bellissimo pappagallo parlante.

 

I rapporti tra Italia e Federativa jugoslava non sono facili. Quei confini che dividono paesi e cittadine in Istria e Friuli imposti dal Diktat, la presenza in Patria degli esuli troppo ingombranti, l’arrivo continuo di nuovi che si fermerà intorno al 1954 con il ritorno di Trieste all’Italia, quella neppur tanto nascosta pretesa titina su una Trieste jugoslava, rendono i rapporti tra i due paesi estremamente difficili.

Ma si incominciano delle trattative segrete che sfociano nella domenica del 13 agosto 1950: per tutta una giornata il filo spinato non esisterà più, per quella giornata le impazienti dita dei graniciari non premeranno sul grilletto del mitra seminando terrore… e odio. Quella è una domenica speciale, è l’antivigilia di Ferragosto ed i negozi sono eccezionalmente aperti; anche quelli i cui proprietari avevano deciso di tener chiusi, improvvisamente aprono precipitosamente le saracinesche: Gorizia è pacificamente invasa da migliaia di persone che hanno bisogno di tutto, pasta, caffè, detersivi, filo per cucire, pettini… e abbracci. Infiniti abbracci che non finiscono mai.

Dopo tre lunghi anni, durante i quali perfino un sorriso fatto a metri di distanza poteva costare la vita, gli innamorati si ritrovano, quasi intimiditi, le nonne quasi non riconoscono quei bambini che si buttano loro al collo: sono cresciuti senza di loro. Sono scene di indescrivibile tenerezza, le lacrime scorrono abbondanti, non basta darsi la mano: c’è l’urgenza di stringersi, di toccarsi, di guardarsi, di recuperare quel prezioso tempo perduto che non riavranno mai.

 

Prime pagine sull'evento del 13 agosto 1950

PRIMA PAGINA. La domenica delle scope sul Corriere della Sera in prima pagina il 13 agosto 1950.

 

Ma non basta. È mattina e molti goriziani jugoslavi non vanno in Chiesa e non assistono alla Messa da anni. Il regime cui sottostanno lo vieta, pena la prigione ma, anche volessero andarci, non lo potrebbero fare perché le chiese sono chiuse, sbarrate; molti preti sono stati uccisi, anche slavi, il cardinale Stepinac, primate di Croazia, è in prigione e vi resterà per una ventina di anni. E allora si precipitano verso il Duomo e possono assistere alla Messa cantata e si commuovono riaccostandosi ai sacramenti, potendo liberamente pregare.

E non basta. Dopo gli abbracci, dopo la Messa si precipitano in tutti i negozi della città, di qualsiasi genere e li vuotano. La merce che va a ruba sono le scope di saggina, ecco perchè quel 13 agosto si chiamerà la „domenica delle scope”. Si narra che il primo negozio preso d’assalto sia stata la drogheria Podgornik che esponeva proprio quelle scope. Quelli che hanno pochi soldi da spendere si sono portati dietro patate e cipolle quale merce di scambio.

Da vecchi portafogli escono le lire del Governo Militare Alleato (GMA) e perfino le italiane lire d’argento con l’aquilotto uscite alla fine della prima Guerra Mondiale. Si spende tutto il denaro che si ha. Alcuni sono delusi, la Cassa di Risparmio è chiusa; avrebbero voluto versarvi le loro lire nel timore fossero requisite o fossero costretti al cambio con il dinaro, che consideravano quasi carta straccia.

E ancora non basta. Nelle ferramenta si comprano viti, bulloni, chiodi; si va dal vecchio barbiere; si corre nella pasticceria dove si era assaggiato, da bambini, il primo gelato; molti piccoli, stupiti dalla novità, si dimenticano di leccarlo e lo fanno sciogliere; l’espresso viene centellinato: lo si beve in un quarto d’ora per gustarlo e assaporarne l’aroma. E mangiano il pane! Lo mangiano camminando per strada ad occhi chiusi: è il gusto di casa, della loro casa.

 

CASA ROSSA. Sul quotidiano “Oggi” si legge: «Cinquemila sloveni delle zone intorno a Gorizia, che il trattato di pace ha assegnato alla Jugoslavia, hanno varcato la linea di confine, domenica 13 agosto. Uomini, donne e bambini si sono riversati nei negozi, comperando merci d’ogni genere: soprattutto pane e scope, queste ultime divenute oggetti di lusso in Jugoslavia (foto archivio del Goriški muzej).

 

È un ritorno al passato, nostalgico, quasi a rivivere per poche ore la vita di una volta. Finiti gli acquisti, oculati, si ritrovano in tasca ancora qualche moneta. Servirà nei bar e soprattutto, nelle osteria (ad esempio l’osteria della Casa Rossa) dove si sono dati appuntamento con gli amici e i parenti per abbondanti libagioni e cantare, cantare ancora assieme in coro le vecchie canzoni, con gli occhi lucidi, con il cuore sopraffatto dalla gioia e dal dolore: fra poco, a sera, tutto finirà; il ritorno a Nova Gorica significherà tornare alla tristezza di una grigia quotidianità privata degli affetti più cari e del bene più prezioso: la libertà.

Si riattraversano i valichi della Casa Rossa e della Transalpina, con la morte nel cuore. Per tutta la giornata i soldati italiani hanno controllato strade e piazze scorrazzando sulle loro jeep per impedire che qualche goriziano, ma anche qualche fiumano, involontario jugoslavo, si imboscasse. Non si può e non si devono assecondare evasioni. Determinerebbero nuovi problemi e attriti lungo il confine e si deve onorare il patto fatto con la Federativa. Nonostante tanta attenzione per alcuni giorni vengono ritrovati degli evasi a Venezia.

Visti da lontano, coloro che ritornavano apparivano come un’armata stanca, un vero esercito con il fucile sulla spalla; ma quelle che sembravano armi erano solo scope, scope di saggina, innumerevoli centinaia di scope di saggina, merce rara in Jugoslavia, divenute la bandiera di una memorabile indimenticabile giornata, vissuta in quella che ancora consideravano la loro Patria. Quelle scope avrebbero ricordato, se ce ne fosse stato bisogno, che vivevano in un mondo dove il benessere non esisteva: sarebbe arrivato molto più tardi, ma non lo sapevano.

Mauro Sabbadini – Ambasciatore Clape Nel Mondo

MAURO SABBADINI, Ambasciatore della CLAPE nel MONDO, coordinatore delle attività delle rappresentanze in Argentina,...

Vienna _ Una friulana nella capitale austriaca

di Isabella Crimini Una friulana nella capitale austriaca: io, qui, imparo ogni giorno e mi metto alla prova e mi...

Lezioni di stile _ Al servizio dell’informazione

di Lucio Gregoretti Ci sono molti motivi per parlare male dell’informazione; ma non esageriamo “Stiamo vivendo da anni...

Azioni e interazioni _ tra Caffè e Cacao, capitalismo e spiritualità

Letture di evasione, film di evasione, momenti di evasione: termini ed abitudini consolidate oramai nella...

Pasolini, il viaggio magico nel Friuli e nell’Adriatico

Cent'anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, 1922 - 2022.di LUCIO GREGORETTIPier Paolo Pasolini nasce il 5 marzo...

La spada e la croce: il vecchio Friuli e la Chiesa.

I rapporti tra governi e istituzioni civili con la Chiesa di Roma nel periodo medioevale e il ruolo del patriarcato di...

Il giramondo

Nel 1974 Haiti visse un momento di popolarità legato allo sport: si qualificò per il mondiale di calcio. Artefice del...

Quella villa dell’ultimo doge

L’edificio, iniziato nel Seicento, fu completato nei primi decenni del secolo seguente. Rieccheggia la palladiana con...

Mušič, il viaggio della vita

La straordinaria avventura artistica e umana di Zoran Mušič, che seppe raccontare i sentimenti e le proprie emozioni...

Omaggio a Tomizza

Sono passati trent’anni da quando Fulvio Tomizza venne premiato nella selezione del Campiello con “I rapporti...

Mauro Sabbadini – Ambasciatore Clape Nel Mondo

MAURO SABBADINI, Ambasciatore della CLAPE nel MONDO, coordinatore delle attività delle rappresentanze in Argentina, esperto di progetti di cooperazione internazionale allo sviluppo, formatore, animatore di iniziative culturali e nella gestione di gruppi giovanili...

Vienna _ Una friulana nella capitale austriaca

Sono grata a questa città di avermi accolto, di avermi dato l’opportunità di affermarmi nel lavoro e nella vita, di offrirmi ogni giorno nuove possibilità di crescita: insegnare italiano con dedizione ed entusiasmo è il mio, silenzioso ma accorato, modo di ricambiare.

Lezioni di stile _ Al servizio dell’informazione

Stiamo vivendo da anni un eccezionale processo di trasformazione tecnologica e sociale, così vasta e così profonda quale mai si è avuta nella storia dell’umanità; un processo che ha preso avvio con l’invenzione del computer, è proseguito con la digitalizzazione e con internet e ha trovato come coprotagonista la televisione, cioè un medium che non si limita a trasmettere messaggi ma è essa stessa un messaggio, un medium che ha modificato e modifica anche le nostre capacità di percezione e di reazione.

Azioni e interazioni _ tra Caffè e Cacao, capitalismo e spiritualità

l’essere umano, con il suo intreccio di relazioni ed interazioni, ha creato un sistema sociale di valori e norme condivisi che è esondato dal suo ruolo originario ed è diventato un controllore.

Pasolini, il viaggio magico nel Friuli e nell’Adriatico

Cent'anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, 1922 - 2022.di LUCIO GREGORETTIPier Paolo Pasolini nasce il 5 marzo 1922, un anno destinato a lasciare un’impronta importante nella storia, a partire dalla presa del potere di Stalin e dalla marcia su Roma, il 28 di...

La spada e la croce: il vecchio Friuli e la Chiesa.

I rapporti tra governi e istituzioni civili con la Chiesa di Roma nel periodo medioevale e il ruolo del patriarcato di Aquileia, centro della vita religiosa del Friuli.di JACK DEGANOÈ di naturale interesse leggere articoli e storie riguardanti personalità friulane che...

Il giramondo

Nel 1974 Haiti visse un momento di popolarità legato allo sport: si qualificò per il mondiale di calcio. Artefice del miracolo fu Ettore Trevisan.di PAOLO POSARELLIEttore Trevisan, triestino classe 1929, giramondo che ama intensamente il football. È stato sicuramente...

Quella villa dell’ultimo doge

L’edificio, iniziato nel Seicento, fu completato nei primi decenni del secolo seguente. Rieccheggia la palladiana con influenze rococò.di GIORGIO PACORLudovico Manin nacque il 14 maggio 1725. È stato il 120° e ultimo doge della Repubblica di Venezia, dal 9 marzo 1789...

Mušič, il viaggio della vita

La straordinaria avventura artistica e umana di Zoran Mušič, che seppe raccontare i sentimenti e le proprie emozioni da Marco Polo agli orrori di Dakau.di LUCIO GREGORETTIZoran Mušič "Dipingo per me, perché lo devo fare. Per me è un po’ come respirare. Se mi...

Omaggio a Tomizza

Sono passati trent’anni da quando Fulvio Tomizza venne premiato nella selezione del Campiello con “I rapporti colpevoli”. Giacomo Scotti ricorda il grande autore.di GIACOMO SCOTTIConobbi Fulvio Tomizza quand'era giovane e stava a Capodistria, giornalista. Lo rividi...