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Categoria 9 Time Zone 9 In chiesa con gli angeli, amarcord dall’America

In chiesa con gli angeli, amarcord dall’America

In chiesa con gli angeli, amarcord dall’America

Il grande affrescatore e artista Giacomo Monai ha portato la sua arte nei paesi del Friuli, in Austria e in Istria. La figlia Valentina, emigrata in America,  ricostruisce i tempi passati con il padre.

di VALENTINA MONAI

Gli anni della mia fanciullezza non erano come li avevo sempre sognati: ballare, cantare, vestiti nuovi, nessuna preoccupazione (solo i genitori) per noi ragazzine spensierate. Ma non era così. I ricordi, certi ricordi, ci è voluta una vita perché si potessero affievolire…

Nimis, appollaiata ai piedi del monte Bernadia, circondato da colline verdi, abbondanti vigneti di vini pregiati, diverse qualità di frutta, da non dimenticare le castagne. Villette sperdute qua e là, fanno di Nimis una vera fotografia, che la mia mente conosce bene, ma quell’angolo di pace finì. Si sentiva la guerra solo per radio. Gli alleati avanzavano piano piano ai piedi di monte Cassino.

Nimis era fuori mano, non c’era pericolo, la ferrovia passava dalle parti di Gemona-Osoppo per il Brennero. I treni passavano giorno e notte portando in Germania valori inestimabili della nostra Italia. La „Air Force” arrivava puntuale ogni giorno ad aiutare dal cielo.

***

Mio padre stava dipingendo nella chiesa parrocchiale di Majano. Sarebbe stato un lavoro impegnativo, di lunga durata. Veniva a casa, ogni tanto: con i bombardamenti era molto pericoloso, doveva passare vicino la ferrovia e in aperta campagna fra Majano, Osoppo e Gemona.

Il treno passava sotto il ponte sulla grande collina „Ciman”: quello era l’obiettivo. Nell’autunno del ’43, ci trovammo occupati dai tedeschi al Nord, ma i treni continuavano a passare con il loro bottino italiano; se il nemico fosse rimasto qualche altro anno, in Italia non sarebbe rimasto neppure il suolo.

Il tempo passava lento, gli alleati non arrivavano mai, ai piedi di monte Cassino, alla fine liberata, era stata battaglia lunga. Intanto da noi incominciano i rastrellamenti. Arrivavano con i camion fermi in cerchio sulla piazza, mentre le SS andavano di casa in casa col mitra spianato in cerca di giovani che poi finivano in Germania. Quando non trovavano nessuno, diventavano cattivi perché avevano le loro spie (fascisti). I giovani sparivano sulle montagne e adesso i nazisti arrivavano molto più spesso.

Il pittore Giacomo Monai

MONAI. Un momento di pausa di Giacomo Monai, nel suo studio, negli ultimi anni della sua vita.

 

In un indimenticabile giorno di agosto una colonna di carri armati passò sulla strada principale e io dovevo attraversare la strada per prendere il pane. Feci dietrofront e ritornai a casa. Carri armati in paesi tranquilli come i nostri cosa fanno pensare? Pensate voi!! La colonna si fermò al bivio, a sinistra la frazione di Ramandolo, a destra Torlano; il grande crocifisso sulla strada non fece loro impressione; continuarono per poca distanza fino alle prime case.

Si fermano forse ad ammirare il paesaggio che innamorò Ippolito Nievo, tanto da scrivere „Il Conte Pecoraio”. Forse pensarono come affrontare quelle colline (tanti alberi) quando da una collina cominciarono a sparare; una pallottola colpì a morte un SS. Non aspettarono che pochi minuti. Radunarono 34 persone dalle case adiacenti: uomini, donne, bambini, intere famiglie, radunati tutti assieme nel cortile vicino alla stalla, circondarono il cortile, si appostarono attorno alla casa e alla strada per Torlano, Nimis e Bernadia.

Non c’era via di uscita. Radunati tutti assieme vicino alla stalla tutti erano terrorizzati, le SS sparano e sparano, non contenti prendono della paglia e benzina e danno fuoco, completando così questo orrendo delitto. Mentre questo accadeva altri entrarono in casa, uccisero madre, padre e sorella. Il figlio Albino riuscì a nascondersi nel camino e poté così assistere alla tragedia.

***

Per noi in Friuli la guerra finì nel maggio del ’45. Albino pochi giorni dopo si tolse la vita. La tragedia andò di bocca in bocca, in paese e nei dintorni, mentre la colonna fece via di ritorno a Udine e a Trieste. Ci lasciarono un contingente di cosacchi (vollero seguire i tedeschi nella ritirata della Russia) arrivarono con donne e cavalli, come padroni. E fecero da padroni.

La ferrovia era all’ovest di Nimis, circa 20 km ed era controllata bene dai tedeschi, ben conosciuta dagli aeroplani alleati. Era l’unica via di uscita per le truppe in caso di ritirata (e bottino dall’Italia). Tutto questo aveva terrorizzato la gente del paese, che stava chiusa in casa e non si vedevano bambini fuori a giocare. Io andavo a prendere il pane in fretta.

Giacomo Monai, La Giustizia. Coderno

MONAI. Uno dei grandi affreschi realizzati da Giacomo Monai nella Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo di Coderno: La Giustizia.

 

Grazie a Dio, mio padre era con noi, il suo lavoro doveva aspettare; per noi piccole un uomo in casa era un gran sostegno. Piccole pattuglie di partigiani si sentivano spesso (di notte), minando la ferrovia facevano saltare ponti, tenevano occupati i tedeschi. I partigiani agli ultimi di agosto presero Nimis e per un mese eravamo liberati; mandarono via i cosacchi a Tarcento. I tedeschi ci bombardavano da Udine coi cannoni giorno e notte. Molte notti si passavano con i vicini di casa tutti assieme con la speranza di arrivare ad un altro giorno.

Dopo tante disgrazie i partigiani si ritirano di nuovo suoi monti lasciando Nimis e le frazioni; da Tarcento, via Clor (dietro casa mia), arrivano i carri blindati e si fermano sul portone di casa mia. La nostra casa aveva la posizione giusta di fronte era la piazza e si entrava nel paese; dietro erano le colline che ci separavano da Tarcento. Questa situazione andava molto bene per i tedeschi; così ci spiegò un ufficiale italiano che era venuto da Trieste con il comando tedesco.

Entrarono nel cortile con l’auto blindata. Antonio e l’interprete dissero a mia mamma di preparare la cena per quattro persone (aveva portato il cibo). Sapemmo che avevano programma di prelevare mio padre per caricarlo sul camion per la Germania; grazie a dio non lo fecero. La mattina seguente ci dettero un’ora per lasciare Nimis, unica via di uscita era Tarcento; il ponte sul Torre era stato fatto saltare dai partigiani, ma i carri armati tedeschi non ebbero paura.

Il carro tirato dai buoi dei vicini di casa era pronto; quattro materassi, valigie, i bambini sul carro e via per Tarcento. All’uscita del paese, sul ciglio della strada, c’erano tre partigiani uccisi il giorno prima. Il pellegrinaggio non era ancora finito, arrestavano donne e uomini; mia madre e le nostre vicine si cosparsero il viso con della cenere per sembrare vecchie e brutte, così fra le sghignazzate dei cosacchi si arrivò a Tarcento, dove rimanemmo per tre settimane (20 persone sul grande fienile del dottor Janigio).

Il pittore Giacomo Monai

MONAI. Nato a Nimis nel 1884, Giacomo Monai è scomparso nel 1978.

 

Mio padre fra tante disgrazie e preoccupazioni non si scordava del grande coro della chiesa di Majano che aspettava della sua opera di pittore. Così si partì a piedi, spingendo il carretto con su materassi e valigie. Le mie sorelle a turno riposavano un po’ sul carretto. Mi facevano tanta pena. Elda aveva dieci anni e Velina uno, io ero vecchia (tredici anni) e non potevo salire sopra sul carretto tirato da mio padre e mia madre. Finalmente a sera inoltrata, sfiniti dopo 30 km, giungemmo a Majano.

Abbiamo passato l’inverno in canonica, monsignor Zamparini era stato mandato fuori casa (in esilio); la nipote del parroco, Maria, teneva casa e ci aiutò molto col vitto. Anche là non mancavano i rastrellamenti. Un giorno dalla finestra, mentre spiavo cosa succedeva, vidi due SS con il cane entrare in chiesa; io andai subito dietro (come sostegno al mio caro padre).

Il cane abbaiava a mio padre che dietro il telone stava dipingendo; venne giù dall’armatura e ci portarono in un ufficio provvisorio dove c’era una lunga fila di gente che aspettava il suo turno per essere identificata. Mio padre mostra la sua carta di identità; l’interprete, un soldato fascista (spia), guarda la carta che evidenzia Nimis e dice a mio padre: „Nimis? Dovevamo lasciarvi bruciare dentro con le case”. Timbra la carta e dice: „Va’ via, vecchio!”.

Mio padre ritornò in chiesa con i suoi angeli e anche quel giorno passò. Nonostante tutte le nostre peripezie, il dipinto del coro fu completato; al parere del pubblico un capolavoro.

Ai primi di aprile si poteva entrare a Nimis tra le macerie: i padroni cosacchi adesso erano spariti. Gli alleati erano ormai vicini, i tedeschi erano in ritirata. Così di nuovo col carretto si fece la via del ritorno: che felicità! Non sapevamo quello che avremmo trovato; si ricominciava a vedere la nostra gente, buona parte delle case era ancora abitabile, il paese ritornava a vivere.

Giacomo Monai, affreschi a Nimis

AFFRESCHI. Affreschi di Giacomo Monai, nella chiesa di Nimis: L’Immacolata Concezione, La Presentazione al Tempio, L’Annunciazione, L’Apparizione della Madonna.

 

In maggio, per noi la guerra era finita; gli alleati provenienti da Udine coi carri armati passavano per Tarcento, si fermavano e baci e abbracci con tutti, grandi e piccoli. Come erano belle quelle stelle sui carri, non più „svastiche”; poi continuarono la loro marcia verso nord, l’Austria e la Germania.

Gli anni dal ’45 al ’50 furono anni neri. Poco lavoro, scarsa paga, mio padre quando faceva un lavoro veniva pagato poco e niente, però col tempo siamo riuscititi ad aggiustare la casa. Lavorai qua e là e andai in America; là c’era buon lavoro per tutti e una buona paga; mi sistemai. Il destino non lasciò il Friuli in pace, nel maggio del ’76 una grande scossa di terremoto. Povero Friuli, questa volta la casa non resistette: la vita nelle baracche molto bene ricevute.

***

Qualche anno dopo mio fratello costruì la casa nuova, noi intanto qui in America abbiamo avuto il piacere di avere fra noi i nostri genitori, lontani da tutta quella distruzione. Molte cose materiali si sono potute ricostruire, ma molte pitture del mio amato padre, Giacomo Monai, non ci sono più.

La grande chiesa di Majano fu completamente distrutta e fu persa per sempre la sua opera pittorica. Anche la chiesa di Villanova delle Grotte fu completamente distrutta. Là mio padre ricordava di aver dipinto una crocifissione di cui vantava la bellezza; di solito non era mai contento dei suoi lavori.

Grazie a Dio, invece la Madonna delle Pianelle (in Nimis) non fu distrutta. I bombardamenti fecero dei danni che mio padre poté restaurare. I quattro affreschi ora si possono ammirare, così pure quello sotto il pronao. Mio padre ebbe una lunga e produttiva vita; lasciò lavori pittorici in ogni angolo del Friuli e fuori, lavori che si potranno ammirare oggi per noi e per le future generazioni. 

Giacomo Monai a Castions di Strada (UD)

MONAI. Giacomo Monai, Ultima Cena, Giuseppe riconosciuto dai fratelli, 1951. Chiesa parrocchiale di San Giuseppe, Castions di Strada.

 

Piccolo compendio dell’universo

 

Ogni disposizione di natura, per quanto semplice o sgraziata, spira tuttavolta per chi la contempli con ben temprato animo una sua singolar poesia, dalla quale ci si rivelano bellezze tanto più delicate e pellegrine quanto meno aperte e comprese.

Un tale che, partitosi dalle folte campagne del Trivigiano, col mal del quattrino nel fegato, di qua del ponte della Delizia devii verso Camino per quella magra pianura che costeggia il Tagliamento, subito col desiderio ritorna alle negre arature di Oderzo e ai colli pampinosi di Conegliano, abbandonando alla rabbia della bora e delle montane quei deserti di ghiaia.

Ma il pittore che va cavalcando le proprie gambe col fardello in ispalla e l’arte nel cuore, anche reduce da Napoli o dalla Svizzera, sarebbe indotto da quei primi aspetti a tirare innanzi; ed ecco che di lí a poco il piede gli sosterebbe quasi involontario; benché per quella volta indarno, trovandosi impotente ogni tavolozza meglio ingegnosa a ritrarre quella semplicità primitiva che non ha parentela con qualunque artificiale trovato.

Son quelli infatti i paesi ove la natura si dimostra più spoglia e maestosa, più muta e sublime, più chiusa ed infinita; somigliante nella mia opinione alla greca Diana, che per mutarsi dall’Olimpo nei recessi d’una fonte, non s’appalesa meno altera e divina.

Nessuna cosa più mirabile al mondo di quel lucido orizzonte che fugge all’occhio per mille tinte diverse sulle sponde del Tagliamento, quando il sole imporporando il proprio letto cambia in tremulo argento i molti fili d’acqua scorrente come rete per le vaste ghiaie del torrente; ed ogni sassolino ed ogni crespolo d’onda manda una luce tutta sua, come ogni stella ripete un nuovo chiarore nell’azzurro della notte; e le praterie s’allargano d’ognintorno come il cielo si profonda nell’alto; e lunge lunge si schierano illuminate dal tramonto le torri dei radi paeselli donde si parte un suono di campane così affiocato per la vastità e per la distanza, da sembrare un coro di voci né celesti né terrene, nel quale alle preghiere degli uomini si sposino arcanamente le benedizioni degli angeli.

Cartolina di Nimis

NIMIS. Cartolina storica con una suggestiva veduta di Nimis. Dall’Archivio di Mario Salvalaggio.

 

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