Un secolo fa i soldati goriziani avevano già ben conosciuto l’Ucraina, allora chiamata con i nomi delle due regioni che oggi costituiscono l’Ucraina occidentale, Galizia e Bucovina.
di DIEGO KUZMIN
Un secolo fa i goriziani avevano già ben conosciuto l’Ucraina, allora chiamata con i nomi delle due regioni che oggi costituiscono l’Ucraina occidentale, Galizia e Bucovina, entrate a far parte dell’Impero d’Austria con Maria Teresa nel 1772. Per i goriziani la Grande Guerra era iniziata contro la Serbia il 28 luglio 1914, allargandosi poi sul fronte orientale dei Carpazi il 6 agosto, con la dichiarazione di guerra alla Russia dei Romanov.
Secondo i generali tedeschi, gli austriaci avrebbero dovuto tener duro per 4/5 settimane, il tempo per loro di sconfiggere la Francia con una guerra lampo, per poi volgersi ai russi. Le cose non andarono così e la battaglia di Galizia, detta anche battaglia di Leopoli, combattuta dal 23 agosto all’11 settembre, fu disastrosa per i soldati del Litorale, quelli di lingua italiana e friulana inquadrati in gran parte nel 97° reggimento Waldstatten di Trieste, poi noto per il soprannome demoghèla, mentre quelli di lingua slovena nel 27° reggimento Laibach di stanza a Lubiana, che a Gorizia aveva sede nella caserma di piazza Vittoria demolita negli anni Trenta.

Una disfatta enorme conclusa con la perdita di Leopoli e una disperata quanto eroica ritirata (demoghèla) con perdite del 45% e 300 mila caduti dei quali, per le ricerche condotte da studiosi locali, dalla Società Cormonese Austria di Gianbattista Panzera e quelle di Giorgio Milocco sui caduti della Bassa e del Cervignanese, sfociate nel testo Tutti gli uomini dell’Imperatore, conosciamo i nomi dei molti nati nei paesi intorno a Gorizia.
Diversamente dal Trentino, per i goriziani caduti nell’esercito A.U. non sono state fatte ancora indagini precise, non conosciamo i loro nomi, ma è possibile calcolarne una cifra attendibile. Spiega Milocco, che in base a ricerche sistematiche durate anni, in Trentino sono stati quantificati in 55 mila i richiamati e 11.500 i caduti. Dei 30 mila abitanti della Gorizia di allora si può così presumere ne siano partiti 8 mila, con circa 1.600 goriziani caduti, in gran parte in Ucraina, dei quali poco o niente si sa se non che erano giovani e che 1 su 5 non è più tornato.
„Sarebbe necessario avviare una ricerca a più mani – spiega Milocco – che può richiedere un paio d’anni. Ma chi si prende la briga di farlo? Io potrei, come altri dare una mano” ma ci vogliono anche ricercatori competenti e soprattutto fondi e contributi, perché per una ricerca così costosa e impegnativa non è possibile „basarsi solo sul volontariato che opera gratis”.

A KIEV PRIMA DELL’ABISSO, 20 FEBBRAIO 2022. «La bellezza, la purezza, la pace, esistono, smettetela di far finta di nulla ed ammettete che non ne siete all’altezza, è il primo passo verso la serenità. Nel nostro DNA c’è il rimediare al disastro e non il prevenirlo. I bambini conoscono il mondo e noi possiamo scegliere se prenderli in giro, fingendoci migliori, oppure lasciare che onestamente ci insegnino di nuovo a vedere la bellezza… che è in tutto… e loro lo sanno.»
Paolo Coia