I Fuscaldesi e Suor Blandina, la suora più veloce del West. Appunti di un friulano dall’America.
di JACK DEGANO
È una affermazione lapalissiana: gli Stati Uniti, come nazione, sono il prodotto di successive immigrazioni. Inizialmente dalla Gran Bretagna, dalla quale eventualmente si distaccarono con la guerra di indipendenza che sfociò con la netta separazione nel 1776. Ben presto migranti di altre nazionalità si unirono ai primi arrivati. Non sempre ben accolti. È noto, infatti, che per decenni, anzi in alcuni stati per secoli, i cattolici non erano benvisti e la loro libertà e accesso a proprietà e professioni erano strettamente limitate. Ed è pure noto che per un certo periodo gli irlandesi e gli italiani non erano tra i preferiti („Irish and Italians need not apply”).
Sta il fatto che la pressione di gente desiderosa di emigrare e il bisogno di nuove braccia di lavoranti, aprirono le porte a milioni di nuovi arrivati provenienti da altri paesi. Tra questi si debbono menzionare gli irlandesi, i ‘germanici’, gli italiani e tanti immigranti dall’Europa orientale, dalla Russia e la Cina. E, purtroppo, e non per propria scelta, da due secoli c’erano milioni di africani legati in servitù.
Cincinnati era ed è un microcosmo della nazione. Fa parte della contea di Hamilton. Degli abitanti originali, gli Indios, rimangono solo i nomi di fiumi e di qualche città. Cincinnati ha delle caratteristiche tutte sue: per molti decenni Cincinnati era considerata un città tedesca, tanti erano gli abitanti di discendenza germanica. Quartieri erano nominati in termini tedeschi e tedesche erano tante tradizioni e gusti. E lo sono tuttora.
La nostra parrocchia di San Michele – dice la storia – funzionò strettamente in lingua tedesca fino ai tempi della prima Guerra Mondiale. Tedeschi sono i nomi di tante strade. La zona più caratteristica della città è chiamata „Over The Rhine” (al di là del Reno). Cincinnati ha la sua „Octoberfest” ed è conosciuta per le dozzine di piccoli e grandi produttori di birra nelle sue svariate sfumature. Tuttora ci sono cibi insoliti, come la ‘goetta’, una frittura dell’arrosto di ieri, tritata e cotta con fiocchi di avena.
Nessuna meraviglia, quindi, che gli immigrati di origine italiana, non abbiano contribuito a ‘italianizzare’ la città come riuscirono a influenzare certe aree di New York e Philadelphia. La maggior parte degli immigrati italiani vennero attorno la fine dell’ottocento e il primo ventennio del novecento. Ma anche se in numero limitato, hanno dato una certa quale impronta alla vita della città e zona limitrofa, come il Nord Kentucky e le cittadine al di là del fiume Ohio.

TRASFORMAZIONI. “Republic Iron & Steel Works”, acciaieria a Youngstown, Ohio, inizio 1900. Autore sconosciuto.
I FUSCALDESI
La stragrande maggioranza degli italiani di questa zona provenivano dal meridione e dalla Sicilia. Di particolare interesse è il fatto che per la più parte gli immigrati provenivano da uno stesso paese: Fuscaldo, un piccolo comune della provincia di Cosenza, in Calabria. Come deve essere successo altrove, ma con più evidenza, gli immigrati riuscivano a far venire altri parenti e conoscenti, tanto da essere accettati come i tipici italiani.
Erano così numerosi da creare una loro associazione, con i loro capi, le loro celebrazioni e festival. Tuttora è attiva la
associazione delle donne fuscaldesi. Tra le professioni più comuni tra i fuscaldesi erano i sarti e i cuochi. Anche oggi a
Cincinnati ci sono dei noti sarti di qualità e diversi ben noti ristoranti sono in mano di originari fuscaldesi.
Il più noto operatore gastronomico della zona è però Buddy La Rosa, con più di sessanta ristoranti/pizzerie. La famiglia è originaria dalla Sicilia. Finito il servizio militare, con i pochi soldi di fuoruscita, Buddy iniziò con una piccola pizzeria e man mano si è creato un patrimonio di esercizi e prodotti tipici. In città è altrettanto noto per la sua straordinaria generosità.
Una simile storia è quella di un altro italiano, James Bonaminio, che cominciando nel 1970 dallo svendere una sovraproduzione di 20 quintali di patate a un dollaro per dieci chili, ha creato nella nostra zona due supermercati internazionali di ben meritata fama.(„Jungle Jim”).

SUORE DELLA CARITÀ. Nel 1872, Suor Blandina viaggiò lungo il Santa Fe Trail fino a Trinidad, nel territorio del Colorado, e insegnò alla scuola pubblica. Tornò a Trinidad (1889-92) pear insegnare alla Holy Trinity School.
Una delle caratteristiche degli italiani in America è quella di sottolineare l’aspetto sociale del mangiare. Mentre per altri è una necessaria distrazione da altre attività, l’italiano considera il pasto un rito che merita sforzo e attenzione. Di qui le diverse tradizioni culinarie dei vari paesi di origine. Anche qui a Cincinnati, se ne trovano alcune, reperibili specialmente nelle dozzine di ristoranti italiani, alcuni di gran lusso, altri di uso pratico.
Seguono strettamente la tradizione fuscaldese le decine di migliaia di ravioli e polpette e gli ettolitri di sugo che due volte all’anno vengono preparati e serviti nel salone della chiesa del Sacro Cuore alle centinaia di amici, per sopperire i fondi per la manutenzione della parrocchia originariamente „chiesa degli italiani”.
LA VELOCE MONACA DEL FAR WEST
La storia degli italiani di Cincinnati è molto connessa con la presenza di una suora di origine italiana, suor Blandina Segale. Nata a Cicagna nel 1850, Rosa Maria Segale da bambina venne a Cincinnati con i genitori e la sorella Maddalena. All’età di 16 anni, assumendo il nome di Blandina, divenne membro delle Sisters of Charity di S. Elisabetta Seton, un ordine religioso locale ispirato a San Vincenzo de Paoli e alle sue Figlie della Carità. Anche la sorella Maddalena entrò nell’ordine con il nome di Giustina e le due lavorarono assieme in alcune delle comuni attività.
Data la sua spiccata personalità e integrità (la sua „causa di beatificazione” è stata iniziata pochi anni fa) Blandina, ancora ventenne, fu inviata nell’allora sconosciuto e pericoloso West degli Stati Uniti. In pochi anni, e senza fondi, mise in piedi iniziative fuori del comune. Molto se ne fece del fatto che, si dice, curò e salvò la vita del famoso Billy the Kid. Aprì ospedali, scuole, case di riposo e centri per i senza tetto, orfanatrofi.

ISTITUTO SANTA MARIA. I tanti appelli rivolti a suor Blandina da madri e bambini abbandonati non sono mai vani.
Aiutata da altre suore che la seguirono, Blandina divenne una fonte di attività caritative dirette a chiunque ne aveva bisogno, specie gli indigeni. Tra l’altro combatté con successo la tradizione del linciaggio. Lei stessa narrò le sue avventure con il volume „The end of
the Santa Fe Trail”. La velocità con cui si spostava dove c’era bisogno della sua attività le meritò il soprannome della „Suora
più veloce del Far West”. Ma è soprattutto la creazione del „Santa Maria Institute” che interessa allo studioso della emigrazione italiana.
Era l’anno 1897 e Suor Blandina da cinque anni era ritornata nell’Ohio e impegnata nell’insegnamento. L’allora arcivescovo di Cincinnati, William Elder, chiese alle Suore della Carità di offrire assistenza agli immigrati italiani: con i loro problemi sociali e religiosi. La scelta cadde chiaramente sulle due sorelle Segale. Erano di origine italiana, ne parlavano la lingua e avevano dato abbondante prova delle loro capacità organizzative e del senso di umano interesse.
Con $5 in tasca, le due sorelle lasciarono il convento di Mount St. Joseph e si recarono nel centro città, lontana una decina di chilometri. E si resero subito conto del perché il vescovo chiedeva la loro assistenza. Apparve anzitutto che la chiesa metodista stava
apertamente cercando di fare dei proseliti tra gli italiani. Offrendo vari tipi di assistenza, vestiti e altro, li invitavano a unirsi alla loro chiesa, compito facilitato dal fatto che questi erano loro stessi italiani. In seguito un gruppo di presbiteriani usarono lo
stesso metodo.
La situazione di povertà di alcuni nuovi migranti rendeva facile il tentativo di proselitismo. Per le due inermi suore questo
non era il solo problema. Per loro il problema più urgente era quello dell‘educazione, specialmente delle donne e delle ragazze. La mancanza di educazione scolastica era la fonte di buona parte della loro difficoltà a inserirsi nella società, costruirsi una famiglia e raggiungere il livello di vita per il quale avevano lasciato il paese di origine. Inserirsi in un ambiente ostile richiedeva sacrifici personali, capacità di adattamento, conoscenza della lingua inglese. Occorreva una scuola, e subito.

SUORE DELLA CARITÀ. Suor Giustina Segale e familiari, circa 1866.
L’ISTITUTO SANTA MARIA
Una montagna da scalare per suor Blandina. Grazie ai contatti che già aveva, Blandina si assicurò la collaborazione di alcuni parroci della città e poté inizialmente offrire una formazione scolastica basilare nello scantinato di alcune scuole e chiese. Con il passare dei mesi, ottenne l’aiuto di altre suore e così incominciò il lento processo di offrire una educazione formale alle ragazze italiane, che erano arrivate non solo analfabete, ma prive di una vera educazione domestica.
Si racconta il fatto che un giorno ben dodici madri italiane si presentarono a Blandina e a voce alta la scongiurarono di aprire una scuola per le loro figlie. L’anno seguente la scuola già contava 119 alunne. Tutto questo richiedeva personale e fondi. Blandina riuscì a formare un gruppo di volontari, anche tra i non italiani, chiamati „Willing Workers”, ossia volontari.
I fondi li raccoglieva ovunque, specie nelle parrocchie locali e dai pochi italiani ormai stabiliti. Si sa che riuscì a ottenere un contributo anche dalla Regina d’Italia! I parroci della città furono contenti del progresso. Da parte sua la chiesa „italiana” del Sacro Cuore, in centro citta, godeva del nuovo afflusso di praticanti e di piccoli ammessi alla Prima Comunione.
Nel giro di pochi anni Santa Maria riuscì ad acquistare un suo ampio locale e così espandere le sue attività. Man mano che il locale lo permetteva, si crearono diversi gruppi: il club delle giovani, il club degli uomini e altri. Si iniziò la scuola serale per chi voleva imparare l’inglese. Furono iniziati corsi di cucina e di cucito. Un piccolo asilo aiutava le mamme impiegate fuori casa.

SUORE DELLA CARITÀ. Istituto Santa Maria, ottobre 1917. In tutta la città si tengono corsi di cucina in tempo di guerra per donne e ragazze. Suor Blandina insegna la preparazione dei ravioli.
Santa Maria appariva come un alveare di attività a favore dei migranti italiani. Con tale successo, fu deciso che Santa Maria diventasse la Federazione di tutte le svariate attività caritative. Per anni Santa Maria pubblicò anche una rivista
mensile formativa ed informativa, in inglese e italiano. Inizialmente chiamata „Veritas” e in seguito Santa Maria. Aveva una
certa consistenza e accettava pure pubblicità.
Com’era naturale, le suore non si limitarono alla assistenza sociale degli italiani. Per un certo tempo, Santa Maria offrì i suoi servizi ad altri immigrati, quali alcuni siriani in attesa del loro pastore ortodosso e ad un gruppo di ungheresi. Le suore visitavano regolarmente le prigioni e gli ospedali, cosi raggiungendo i conterranei in difficoltà. Rendendosi conto della difficoltà di molti italiani che vivevano nella parte occidentale della città a recarsi alla chiesa del Sacro Cuore, Blandina riuscì, con l’aiuto dei Francescani, ad ottenere un terreno e a costruirvi una piccola chiesa, San Antonio, che funziona tuttora con la assistenza dei Francescani.
Nel 1935 l’ottantenne Blandina si ritirò dagli impegni diretti di Santa Maria e passò gli ultimi anni della sua vita in preghiera, ma sempre in contatto con i suoi protetti e amici. La sua vita avventurosa è stata anche oggetto di un interessante cortometraggio televisivo della CBS. Libri, articoli novelle e romanzi sono stati scritti descrivendo le sue tante iniziative. L’istituzione rimase ufficialmente in mano alle suore fino al 1972, quando divenne un’istituzione benefica a sé stante.
Durante quei 75 anni più di un centinaio di suore furono impegnate nei vari tipi di assistenza. Dopo alcuni anni di direzione non
religiosa, Santa Maria chiamò una suora a dirigere la attività sociali verso la nuova ‘clientela’. Suor Jane Ellen Shapelle fu l’ultima religiosa a capo dell’istituzione (1973-1986).

SUORE DELLA CARITÀ. Istituto Santa Maria, ottobre 1917. Suor Blandina con la sorella Suor Giustina.
La scelta del nome Santa Maria era ovviamente connesso con una delle tre navi con cui Cristoforo Colombo salpò alla ricerca dell’India e che invece incappò nell’America. Santa Maria fu creata per assistere gli immigrati italiani della zona di Cincinnati. Dall’aldilà Blandina può esserne orgogliosa.
I cincinnatesi di origine italiana si sono distinti per laboriosità e successo. Una grande maggioranza fa parte dei professionisti: medici, avvocati, imprenditori, insegnanti, ecc. Tra questi i pochi friulani. Benché non nativo di Cincinnati, la comunità italiana fu onorata dalla presenza di un arcivescovo di origine italiana, Joseph Bernardin (in seguito cardinale di Chicago).
I nuovi immigrati non sono minimamente nelle condizioni di quelli della fine dell’ottocento. Nessuna meraviglia, quindi, che
l’istituto Santa Maria si sia sentito in dovere di cambiare gli assistiti da seguire, pur con lo stesso spirito.
Negli anni cinquanta molti americani che tradizionalmente lavoravano nelle miniere, e vivevano sui monti della Appalachia, si trasferirono nelle città quali Cincinnati. Di qui il nuovo indirizzo di Santa Maria. Questo richiedeva un cambio di sede e nel 1966 si spostò dal centro città alla zona di Price Hill, dove si trova tuttora.
In realtà Santa Maria ora è visibilmente diversa dal ‘movimento’ della fine dell’Ottocento. È stato detto di simili istituzioni: „Incominciano come un’intuizione diventano un movimento e finiscono per essere un business”. Fondi pubblici ora permettono a Santa Maria una svariata lista di servizi sociali che forniscono lavoro ad una cinquantina di impiegati e assistenti sociali.
Il prossimo anno festeggeranno il 125° anniversario dall’inizio della istituzione. Ora alquanto diversa. Ma fu una pagina gloriosa.

SUORE DELLA CARITÀ. Suor Giustina Segale.