Nel capolavoro di Bulgakov „Il Maestro e Margherita” lo scrittore capovolge la logica e trasforma il maligno in colui che porta la giustizia finale. E interpreta l’incertezza verso l’ignoto, come quella che avvolge l’emigrante.
di LIA SILVIA GREGORETTI
„La tristezza mi ha presa al pensiero della lunga strada che ci attende. Non è vero – Messere – che essa è perfettamente naturale anche quando si sa che alla fine della strada attende la felicità?” Chissà quante volte nei nostri emigranti in fase di partenza verso l’ignoto, o in chiunque si trovi a fare una scelta decisiva, è risuonato questo pensiero che Michail Bulgakov mirabilmente esprime nel suo capolavoro Il Maestro e Margherita per rappresentare l’ansia che attanaglia nel momento in cui ci si incammina verso una nuova fase della propria vita!
Riprendere dalla libreria l’opera pubblicata postuma dallo scrittore russo rappresenta una buona occasione per uno sguardo fiducioso in tempi di incertezza come questi. Specie per le giovani generazioni, spesso incastrate nel far collimare aspettative e realtà, che non trovano la realizzazione delle proprie capacità e, magari, oggi come ieri, scelgono la via della migrazione.
Questo del conflitto come parte integrante – se non essenziale – della realtà è un tema che si incontra in molte delle pagine del romanzo, che si snoda a cavallo tra reale e irreale, tra paranormale e razionale, tra bene e male, financo ad arrivare a suddividere i personaggi tra buoni e cattivi, in maniera molto netta e quasi caricaturale. Tutti, tranne il protagonista: Woland. Si presenta come un mago nero, ma in realtà è il diavolo in persona. Un personaggio che piacerebbe molto a C.G. Jung, che della congiunzione degli opposti ha fatto il perno della sua teoria psicanalitica.

IL MAESTRO E MARGHERITA. Dipinto realizzato da Fabio Merizzi raffigurante il Maestro e Margherita nell’atto di bruciare il manoscritto.
Afferma Woland: „Hai pronunciato le tue parole come se non riconoscessi l’esistenza del male. Non vuoi invece essere così buono da riflettere sulla questione: che cosa avrebbe fatto il tuo bene se non fosse esistito il male, e che aspetto avrebbe la terra se da lei non scomparissero le ombre. Ecco l’ombra della mia spada. Ma ci sono anche le ombre degli alberi e degli esseri viventi. Non vorrai forse scorticare l’intera sfera terrestre, strappandole di dosso tutti gli alberi e tutto ciò che è vivo, per la tua fantasia di abbandonarti al godimento della nuda luce?”.
L’Ombra è la parte che ogni essere umano ha in sé e cerca a tutti i costi di nascondere, e che va invece vista ed esaminata ai fini di un’esistenza serena. Integrata è il termine corretto, ovvero va accettato che siamo esseri fatti di antinomie che vorrebbero incontrarsi a metà.
C’è un altro tema portante nel libro che, constando di 500 pagine dal ritmo serrato, di temi ne riporta svariati: proprio utilizzando il pretesto narrativo del diavolo che arriva a Mosca, Bulgakov innesca la sua critica satirica alla società autoritaria, burocratica e povera, caratteristica della Russia Sovietica del tempo (il libro viene scritto tra gli anni ’30 e ’40 del secolo scorso), ma anche alla superficialità e vanità di coloro che appartenevano alla nomenklatura.
Ad essi è dedicata la seconda parte del libro, con il racconto del famoso ballo a cui partecipano dei dannati vestiti in marsina, e che pare che pare rifarsi al reale Ballo di Primavera che l’ambasciatore degli Stati Uniti organizzò a Mosca nel 1935. Satira politica che ostacolò la diffusione del libro, su cui la censura pose la sua mano pesante: solo nel 1967 esso venne pubblicato integralmente, a Parigi.

MINIERE. Monumento a Mikhail Bulgakov a Kiev.
Ma chi sono il Maestro e Margherita? Sono i protagonisti di quella che, secondo lo storico Alessandro Barbero, è la più grande storia d’amor mai scritta, tanto che, nel raccontarla, si commuove. Conosciamo il Maestro alla fine della prima parte del libro. Arriviamo a incontrarlo nella sua stanza del manicomio, in cui è rinchiuso dopo aver assistito, di pagina in pagina, a una carrellata di eventi successivi all’arrivo del diavolo a Mosca: improbabili scene comiche e surreali che vedono impazzire decine di persone che non riescono a inserire gli eventi sovrannaturali a cui assistono nella realtà quotidiana, e perciò, appunto, impazziscono, venendo internati.
Ad uno di questi internati, il Maestro narra la sua storia, che si incentra sulla stesura del suo manoscritto dedicato alla storia di Ponzio Pilato. Alcuni dei capitoli del suo libro diventano a tutti gli effetti capitoli del libro di Bulgakov che stiamo esaminando, quasi a rappresentare un effetto droste narrativo.
Lo scrittore senza nome, che successivamente assumerà l’appellativo di „il Maestro”, sconfortato passeggia per Mosca fino ad incontrare una donna con dei brutti fiori gialli. Si innamorano a prima vista consapevoli che il loro incontro sia voluto dal destino, e vivono la loro storia clandestinamente essendo lei infelicemente sposata. Trascorrono molto tempo in uno scantinato occupati nella stesura del romanzo su Ponzio Pilato che, una volta portato a termine, viene aspramente criticato, quando non deriso, dai letterati moscoviti.

MINIERE. Francobollo sovietico prestampato (originale) di 4 copechi, 1991, che richiama il libro di Mikhail Bulgakov. Particolare di una cartolina dell’Unione Sovietica (cancelleria postale).
Succede – e il lettore non saprà mai il come né il perché – che i due vengono separati, senza mai riuscire a riprendersi dalla separazione. Arriva il diavolo, chiede a Margherita di essere la sua regina durante il ballo di cui sopra, alla fine la vuole ricompensare e lei chiede di riavere subito, immediatamente, seduta stante, il Maestro. E così è. Ma la storia d’amore è solo parte del libro, come parte è rappresentata dal gran ballo, altre parti raccontano di altri personaggi, altri capitoli sono invece quelli dedicati al romanzo su Ponzio Pilato, con il suo cane Banga e la non emendabile colpa di aver mandato a morire Gesù.
Un romanzo scarmigliato, eppure sempre logico e coerente, da abile scrittore di fantascienza quale Bulgakov era. Nella coscienza collettiva „Il Maestro e Margherita” è considerato uno dei più grandi capolavori della letteratura russa del Novecento. Eugenio Montale lo ha definito come „un miracolo che ognuno deve salutare con commozione”.
Stupefacente il finale, in cui Woland riceve da „Lui” (inteso come il capo delle forze del bene, senza che venga chiarito se si tratti di Dio o di Gesù) l’ordine di prendere il Maestro con sé e di premiarlo con la pace. Il diavolo deve obbedire e consegna i due innamorati ad una pace perenne: Bulgakov capovolge la logica dei racconti con il maligno, facendolo in questo caso diventare colui che porta la giustizia finale.