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Categoria 9 Arte e cultura 9 La Panarie, specchio della civiltà friulana

La Panarie, specchio della civiltà friulana

La Panarie, specchio della civiltà friulana

Rivista di arte, cultura, economia, sin dai primi numeri ha illustrato con modernità d’intenti i diversi aspetti della laboriosità friulana.

di RADA ORESCANIN

La Panarie, rivista friulana d’arte e cultura, è nata negli anni Venti per volontà di Chino Ermacora, che ne fu il fondatore assieme ad Arturo Feruglio e Giovanni Pellis. Chino Ermacora fu una delle personalità più importanti per lo sviluppo della rivista. Maestro di scuola elementare, grande amatore e stimatore della cultura friulana, fu per un periodo direttore del giornale Il Lavoratore Friulano e scoprì dei giovani talenti come Pier Paolo Pasolini e Siro Angeli.

La rivista è stata battezzata „La Panarie”, vale a dire la madia friulana, a ricordare un mobile entro cui si conserva il pane buono e la farina odorosa, così nell’intendimento dei fondatori, la rivista doveva contenere e conservare la cultura friulana, alimento necessario per il popolo quanto la farina. Il ruolo di una rivista è, anzitutto, quello di intervenire nel dibattito culturale con competenza, coerenza e tempestività. Deve portare il suo contributo scientifico o divulgativo ma sempre critico e costruttivo. Così è stata lanciata una nuova rivista che si occupa di arte, cultura, economia, e che illustra con modernità d’intenti, i problemi regionali e i diversi aspetti della laboriosità friulana in tutti i campi.

La rivista nasce nel febbraio del 1923 in concomitanza con la fusione delle province di Udine e Gorizia e la creazione, quindi, della grande provincia del Friuli dopo le distruzioni prodotte dalla grande guerra, in un momento di ricostruzione non solo economica ma anche culturale e sociale. La pubblicazione della rivista ha subito tre interruzioni: la prima dal 1935 al 1936, la seconda dal 1940 al 1948 e l’ultima dal 1950 al 1968. Nel 1968, Alfeo Mizzau rilancia la rivista facendola però rinascere sempre all’insegna della salvaguardia della cultura e della civiltà friulana.

La rivista ha preso la via di una nuova serie trimestrale, a differenza della precedente che era bimestrale, curata dalla casa Editrice Nuova Base. L’operazione è stata condotta con il coordinamento di Licio Damiani, Tarcisio Mizzau (sotto la firma Feo di Bean), Vittorio Zanon, Bepi Pucciarelli, Danilo Castellano, Silvano Bertossi. Il Friuli, tradizionale e moderno, con le sue contraddizioni e convergenze, paesaggistiche, storiche, simboliche e concrete è al centro di questo nuovo rilancio della rivista.

La rivista La Panarie raccoglie ed espone problematiche regionali con modernità, parla dell’attività che i friulani svolgono in tutti i campi: artistico, letterario, industriale, scientifico, commerciale e agricolo. Contemporaneamente dà spazio anche alla produzione in lingua friulana (prosa e poesia), oltre ad argomenti d’attualità, di arte e turismo accompagnati da riproduzioni fotografiche e disegni originali.

Rivista La Panarie

CENTO NUMERI DE LA PANARIE

Secondo Licio Damiani (Cento numeri de La Panarie, La Panarie, marzo 1994) la nuova edizione avrebbe dovuto distinguersi da quella precedente che risultava legata alla figura del suo fondatore, tuttavia riteneva necessario conservare l’idea iniziale che esprimeva una ricerca collettiva e aperta a nuove prospettive: „L’iniziativa d’Ermacora (…) si era affidata tutta alla creatività individuale del suo ispiratore. La nostra intendeva esprimere un lavoro di gruppo, in direzione specialistica e documentaria, sulla nuova realtà di una terra che si avviava a superare definitivamente l’emarginazione. Del programma di trent’anni fa resta valido il concetto che la rivista deve continuare ad essere l’espressione di una ricerca collettiva, un terreno d’incontro sgombro da visioni particolaristiche, aperto al dialogo„.

In seguito, ancora Licio Damiani spiega i cambiamenti avvenuti non solo a causa dell’industrializzazione ma anche a causa del terremoto, situazioni che hanno portato alla ricerca di una nuova identità, a nuove abitudini, al consumismo, e percezioni diverse e anche ad una riaffermazione dei valori: il terreno sul quale essa potrà continuare ad operare è molto diverso. Il Friuli è profondamente mutato. C’è stata l’industrializzazione, si è chiuso il capitolo migratorio, c’è stato il trauma del terremoto a cui è seguita la gran pagina della ricostruzione, che ha dato al Friuli un volto completamente diverso: ha da un lato approfondito il bisogno di una definizione d’identità, creando, però, situazioni di consumismo che ne hanno alterato l’originario e antico tessuto. Un processo, quest’ultimo, forse necessario e inevitabile, magari eccessivamente demonizzato, ma che va, comunque, contenuto e inquadrato in una riaffermazione di alcuni valori cardine della peculiarità friulana.

Nel medesimo articolo, che risale al marzo 1994, l’autore mette in parallelo e a confronto la nuova sensibilità friulana che, dunque, è stata cambiata rispetto a quella iniziale analizzata dalla rivista. Con le buone promesse si è aperta infatti la strada ad un futuro nuovo, accompagnato dal progresso, ma compare anche una nuova questione legata al fenomeno dell’immigrazione: „Distrutta, ormai, gran parte del tessuto connettivo antico, si tratta di ripensare ad un nuovo futuro, che non è più quello del progresso illimitato. C’è il problema della nuova sensibilità nei confronti dell’ambiente, naturale e umano, da conservare, dopo tante alterazioni, e difendere, non in maniera passiva, museale, ma in stretta connessione con l’evoluzione della comunità civile. C’è, infine, il problema delle immigrazioni, un fatto assolutamente nuovo per una realtà che fino a pochi decenni fa, era dolorosamente esportatrice di manodopera. Una questione, quest’ultima, che non può essere affrontata emotivamente, o per slogan pur suggestivi, ma da trattare con razionalità, attenzione e sensibilità”.

Accennando alle problematiche ancora attuali e da risolvere, che riguardano soprattutto la gestione della cultura, Damiani sottolinea il ruolo dell’Università nell’analisi della realtà sociale ed economica: „Restano ancora da riempire, alcuni nodali vuoti strutturali. Primo fra tutti, quello di un’organizzazione moderna delle attività e delle espressioni culturali: da un’editoria ancora frammentaria e incapace di incidere sul mercato italiano, alle attività museali ed espositive, ad altre strutture di promozione culturale ai canali capaci di favorire l’espressività creativa dei giovani. Un bilancio attento va fatto sull’effetto avuto nella realtà sociale ed economica locale dall’Università”.

Rivista La Panarie

 

Nel delineare il senso di appartenenza a una comunità come il Friuli, si fa riferimento a valori come la lingua, la storia, la religione, per cui il lavoro, il sapere, la libertà, la vita stessa, sono conquiste di ogni giorno. In occasione del centesimo numero della rivista, Vittorio Zanon, nel suo articolo intitolato: „Da un traguardo lusinghiero un impegno da continuare”, offre una riflessione sulla necessità della presenza di una „rivista friulana” che sia aderente alla situazione contemporanea. Il traguardo raggiunto diventa allora un pretesto per avvicinare e introdurre un nuovo percorso della rivista che, pur nella sua modernità, rimanga fedele all’intenzione originaria: „È un formidabile spaccato sulla realtà storica, culturale, economica e politica del Friuli colto nel continuo della sua trasformazione: una sorta di lungometraggio prezioso per il lettore che voglia ripercorrere le vicende ultime di questa terra e della sua comunità. In effetti, la rivista (…) non vuol rinchiudersi nella melanconia di un antico mondo superato, ma intende essere uno sguardo aperto sulla moderna comunità friulana, molti dei cui problemi sono in via di esame o di soluzione nell’ambito regionale, che è la nuova realtà entro la quale il Friuli vive”.

Zanon sottolinea inoltre l’importanza di una partecipazione adeguata dei collaboratori della rivista che devono essere in grado di sentire gli impulsi della nuova realtà ed intervenire con scelte operative, guardando il futuro nella sua inevitabile trasformazione ed evoluzione: „il gruppo di giovani che ha dato la vita alla rivista (…) intende essere sensibile all’attuale realtà friulana, in fase di determinante trasformazione ed evoluzione, affrontando gli inevitabili contrasti, le crisi, le delusioni, e le possibili temporanee sconfitte. Così facendo esso desidera cooperare attivamente, per quanto nelle sue possibilità, all’elaborazione delle scelte operative che si vanno prendendo per il Friuli e per la Regione nella quale il Friuli è inserito, fornendo ai lettori elementi sufficienti per formarsi un fondato giudizio sulle questioni di comune interesse; questioni che saranno economiche e sociali, storiche e artistiche e culturali in senso lato”.

Oltre ad avere la necessaria obbiettiva consapevolezza applicata in seguito alla nuova sensibilità, in rispetto alla „vecchia Panarie”, la rivista dovrebbe seguire, intervenendo con la dovuta agilità e comprensibilità i cambiamenti ed aiutare l’apertura del Friuli: „Ciò che ci unisce alla „vecchia Panarie” è la comune tensione a far uscire questo nostro Friuli da antiquati ambiti strettamente provinciali, di capirlo meglio e di creare, nello stesso tempo, un terreno di incontro sgombro da anguste visioni particolaristiche, necessario per i dibattiti e le discussioni riguardanti una terra che sinceramente amiamo, senza retorica, con obiettiva consapevolezza. La realtà della piccola patria come quella della nazione e del mondo è profondamente cambiata; anche quel gruppo di giovani non è più tale e i temi che appassionavano in quegli anni non sono più gli stessi, perché risolti o superati dalla realtà, e altri problemi più impellenti e più complessi incombono”.

Ciò che non deve cambiare è quella „obiettiva consapevolezza”, quella tensione tutta friulana che non deve far demordere dal continuare, pur nei contrasti, nelle difficoltà e nel disorientamento del momento”. In conclusione, l’autore ribadisce il prezioso ruolo della rivista sottolineando la sua funzione di stimolo culturale: „A condizione che rimanga fedele ai suoi ideali ispiratori e aperta al dialogo, La Panarie può ultimamente continuare a svolgere il prezioso ruolo di stimolo culturale nella realtà sociale e civile della comunità friulana, senza complessi o facili compiacimenti: con „obiettiva consapevolezza” appunto!”.

La rivista continua ad essere pubblicata ogni tre mesi e continua a fornire ai lettori le informazioni di maggior interesse in ambito economico, sociale, storico, artistico e culturale.

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