Il triestino Luca Sacher dopo i successi americani è ritornato nella sua regione. In questa intervista racconta le sue esperienze negli Usa, il suo percorso professionale e i suoi progetti.
Luca Sacher, 1993, è un pianista triestino, di madre slovena e padre italiano, che dopo gli studi al Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico e diplomatosi con lode al Conservatorio G. Tartini della sua città, ha vinto una borsa di studio completa al Boston Conservatory , dove si è laureato magna cum laude, conseguendo successivamente il Master in Music al Texas Tech University. Dopo sei anni di studio e attività musicale negli States, vale a dire dal 2013 al 2019, ha deciso di ritornare a vivere e lavorare nella sua città. In questa intervista emergono il suo carattere e le sue qualità professionali.
A quando risale il suo interesse e amore per la musica e per il pianoforte, in particolare?
A cinque anni rimasi molto colpito dal film 900, La leggenda del pianista sull’oceano. I miei genitori mi dicono che lo vidi più e più volte, folgorato e meravigliato dalla bellezza della musica che il protagonista riusciva a creare con il suo strumento. Questa potenza magica mi trasportava e mi emozionava, ne ero preso. Lì decisi che sarei diventato pianista. Bisogna anche aggiungere che a casa avevamo un pianoforte e che mio papà è musicista. Ero sempre circondato dai suoni e la passione probabilmente viene anche da questa esposizione precoce.

LUCA SACHER. Foto di Claudia Bouvier.
Quando e in che occasione ha deciso di diventare un musicista professionista?
A sei anni cominciai con le lezioni, a 13 fui ammesso al conservatorio di Trieste, ma appena a 19 cominciai a studiare con la determinazione e costanza necessarie per diventare un musicista professionista. Il diploma con lode e l’ammissione al Conservatorio di Boston con borsa di studio mi diedero fiducia e capii di aver fatto la scelta giusta e di dover insistere, perché quello era appena l’inizio.
Vi sono autori che lei ritiene più vicini alla sua sensibilità e gusto artistico. Quali e perché?
Tra i viennesi mi piace tantissimo Schubert. La sua musica scorre con naturalezza, l’apparente semplicità delle sue melodie e la mancanza di retorica la rendono intima, personale, arriva dritta al cuore. Beethoven scrive musica forte e assoluta. In essa si percepisce sia l’ispirazione che il duro lavoro, la ricerca di risposte a domande difficili, sempre attuali. In Brahms amo la tensione tra il bisogno romantico di esprimersi sinceramente e apertamente e la sua volontà di rimanere nei canoni formali classici. E poi c’è Debussy!
Ci sono stati momenti di ripensamento relativamente alle sue scelte di studio e, quindi, professionali?
In questi ultimi anni sono cambiate tante cose, ho sviluppato nuove passioni e interessi, sia in ambito musicale che extra. Al momento sono felice di fare il concertista e di insegnare pianoforte. Ma la vita è una! In un futuro potrei decidere di fare altro, provare altro.

LUCA SACHER. Foto di Tiffany Holmes.
Quali i momenti più emozionanti e coinvolgenti del suo percorso e attività musicali?
Il giorno del diploma al conservatorio Tartini, l’audizione a Boston alle nove di mattina durante una bufera di neve, la vittoria della Lee Competition, i tantissimi incontri con amici e compagni di viaggio, nonché maestri che mi hanno cambiato la vita. Ma forse il ricordo più bello è stato suonare il quarto concerto di Beethoven, il mio preferito, con un’ottima orchestra americana e mio papà come direttore, a Dallas.
La scelta di incidere un CD monografico dedicato a Claude Debussy dimostra che questo autore francese le sia particolarmente vicino. Quali sono le caratteristiche principali della sua musica?
Debussy è interessato al suono in sé, al timbro, al colore degli accordi più che alla loro funzione. Parlare di impressionismo è opportuno, seppur a lui questa connotazione stilistica non piacesse. Il pianoforte in Debussy si comporta da orchestra, la scrittura è solitamente polifonica, il che significa che abbiamo la copresenza di linee melodiche che si muovono contemporaneamente in maniera autonoma. Questa ricchezza cattura chi ascolta, come un mare di suono che ti avvolge. Debussy era anche molto attratto dal passato, specialmente dalla musica barocca: troviamo così forme antiche immerse in sonorità tipicamente debussiane.
Che progetti e impegni ha in serbo?
Spero di riprendere a suonare con maggior regolarità, anche negli Stati Uniti dove ha sede l’agenzia del mio manager. Sto preparando inoltre tanto repertorio per concorsi pianistici sia in Italia che in altri paesi europei. A breve finirò di registrare il CD dedicato a Debussy. E nel mezzo di tutto ciò sto facendo domanda per l’insegnamento nei conservatori italiani.

LUCA SACHER.
“La musica è di tutti e per tutti. Può vivere sia in una dimensione personale che servire da spazio sociale e di condivisione. Amo profondamente entrambe le realtà e sono felice di poter aiutare e assistere tutti i miei studenti nel loro percorso musicale”.