Dalla villa di Cornelius Vanderbilt ai capolavori nelle stazioni, la grande avventura e l’ascesa americana dei terrazzieri e mosaicisti friulani.
di LUCIO GREGORETTI
Quella di Cornelius Vanderbilt è una storia americana esemplare. Il suo trisavolo, Jan Aertson o Aertszoon, era un contadino olandese del villaggio di Bild, vicino a Utrecht, che nel 1650 decise di emigrare in quella che allora si chiamava New Amsterdam, e che poi diventerà New York; tutti lo chiamavano “quello proveniente da Bild”, da cui la trasformazione del cognome in Vanderbilt.
Cornelius Vanderbilt nacque nel 1794 e si racconta che, a 16 anni, chiese un prestito di cento dollari alla madre per acquistare una nave a vela a due alberi con cui iniziò la sua attività, traghettando merci e passeggeri fra Staten Island e Manhattan. Le sue capacità d’impresa, ma anche il carattere combattivo, astuto, spigoloso e per alcuni anche disonesto, lo resero uno degli americani più ricchi della storia e una delle figure più ricche in assoluto. Costruì un impero gigantesco nelle ferrovie e nel trasporto marittimo. Per tutta la vita venne chiamano “il Comodoro”, il soprannome che per scherzo gli era stato affidato nella sua prima esperienza di traghettatore.
Cornelius, avendo viaggiato molto in Europa e in Italia, quando fece costruire la sua residenza a Manhattan sulla 5th Avenue, volle che si eseguissero sulle pareti e sui soffitti delle sale alcuni mosaici veneziani. All’epoca, l’arte del mosaico era praticamente sconosciuta in America, cosicché l’impresa costruttrice dovette rivolgersi all’Europa. Dopo lunghi carteggi, il lavoro venne assegnato all’impresa di Gian Domenico Facchina da Sequals, allora a Parigi, il quale mandò nella Grande Mela due dei suoi migliori mosaicisti: Luigi Zampolini da Baseglia e Filippo Crovato da Sequals.

NEW YORK. Una cartolina storica della stazione di City Hall della metropolitana di New York, nella quale spicca un grande mosaico inserito in una cupola.
La grande avventura
Iniziò così la straordinaria avventura dei terrazzieri e mosaicisti friulani in America che, da fine Ottocento, prosegue ancor oggi. Sulla scia dei primi due pionieri, molti altri sequalsesi raggiunsero la costa orientale degli Stati Uniti. Uno degli antesignani fu Giuseppe Pasquali, che fu anche il primo a costituirsi in impresa da solo. Nel 1885 fu la volta di Pietro Pellarin che si stabilì a Detroit, seguito nel 1887 da Onorio Pasquali, il quale in seguito diventò anche insegnante alla Scuola di Mosaico istituita dalla Municipalità di New York.
Il giovane Giovanni Pellarin, nato il 27 novembre 1882 a Sequals, già all’età di 11 anni emigrò a Budapest, in Ungheria, dove imparò i primi rudimenti del mestiere di terrazziere, per poi recarsi, due anni più tardi, in Francia, dove rimase fino al 1902, quando ritornò in Italia per prestare servizio triennale nel corpo degli Alpini. Nel 1906, seguendo le orme dei primi terrazzieri sequalsesi, che da una decina di anni avevano avuto successo negli Stati Uniti, attraversò l’Atlantico e si stabilì a St. Louis nel Missouri.
Nel 1915 Giovanni “John” Pellarin decise di mettersi in proprio e fondò la ditta J. Pellarin & Co., iniziando così un percorso imprenditoriale che lo portò ad assumere un ruolo di prestigio, come si evince da un articolo a lui dedicato e pubblicato nel 1941 a St. Louis, in occasione del 75° anniversario di fondazione della Società Unione Fratellanza Italiana.
“Il sig. Pellarin ha l’anima del vero artista, non influenzato dai metodi americani veloci e affrettati, non considera mai un lavoro finito finché non è completamente soddisfatto di aver reso giustizia alla tecnica operativa e al suo nome. È ben noto ad architetti ed impresari per il suo lavoro di promozione per il settore del terrazzo. Da molti anni è membro del Consiglio di Amministrazione del National Terrazzo and Mosaic Contractors Association, Inc.”
“Mentre l’arte del mosaico e del terrazzo è molto vecchia in altri paesi, è ancora molto giovane in America ed è ancora agli albori per quanto riguarda l’ambito pubblico. Abbiamo parecchi terrazzieri a St. Louis, ben organizzati e molti di loro appartengono alla Fratellanza. Tutti sono gran lavoratori e lavorano con grande determinazione, l’unica cosa di cui hanno bisogno è un buon leader, che sappia instillare in loro l’ambizione di fare un bel terrazzo e non semplicemente un pavimento, in quanto non ci sono limiti alla fantasia per intricati disegni realizzabili con il terrazzo. A prova di ciò il sig. Pellarin offre il bellissimo e artistico quadro commemorativo per il nostro 75° anniversario. Rimarrà come ricordo di lui e della sua attività.”

MOSAICI. Mosaicisti all’opera nello studio Travisanutto. Mosaici Artistici Travisanutto.
I Pasquali, i Cristofoli, i Pellarin e tanti altri friulani furono protagonisti della realizzazione di mosaici straordinari come quello della Biblioteca del Congresso, la Library of Congress, nella capitale federale, e la Cattedrale di St. Patrick a New York. Già a inizio Novecento, i friulani che si erano insediati nel “Little Friuli”, nel cuore di Manhattan, in gran parte terrazzieri e mosaicisti, formavano da soli un grande villaggio.
Proveniente da Meduno c’erano 235 persone; da Fanna 200; da Cavasso Nuovo 200; da Sequals 150; da Pordenone 150; da Cordenons 90; da Flambro 90; da Arzene 80; da San Daniele 110; da Spilimbergo 150; da Maniago 70. Fra di essi il giovane Federico Patrizio, arrivato anch’egli da Sequals, destinato a diventare un influente dirigente sindacale del “Mosaic and Terrazzo Workers’ Association of New York & Vicinity”, il prestigioso e rispettato sindacato dei mosaicisti e terrazzieri di New York che era stato creato nel 1888, pochi anni dopo l’arrivo dei primi di questi lavoratori specializzati negli Stati Uniti, per raccogliere i terrazzieri più esperti, i cosiddetti “Mechanics”. Esso era la più antica sezione sindacale italiana in seno alla federazione dei muratori.
Nel 1919 l’Associazione si unì alla “Bricklayers, Masons and Plasterers’ International Union of America”, il sindacato internazionale di riferimento per muratori, tagliapietre, stuccatori, cementisti, marmisti, piastrellisti e terrazzieri degli Stati Uniti. La trattativa venne condotta appunto da Federico Patrizio. Secondo i registri del 1930, il sindacato, che dopo questa unione prese iil nome di “Mosaic and Terrazzo Workers’ Association of New York & Vicinity Local 3” raggiunse oltre 300 iscritti. Ancora nel 1969, tre quarti dei terrazzieri iscritti al sindacato ha radici friulane.
Obiettivo dell’organizzazione era “il mantenimento ed il miglioramento delle condizioni economiche dei suoi soci, basato sulla reciproca cooperazione, con l’intento di ottenere una giusta ricompensa per il lavoro eseguito dai soci per eliminare ingiusti privilegi e vigilare affinché ogni membro adempia ai propri doveri”. Un osservatore del tempo testimonia come, a New York, l’alta professionalità permetteva ai mosaicisti e terrazzieri italiani di avere il monopolio del settore, del quale controllavano interamente alcune branche i terrazzieri e mosaicisti friulani, che costituivano, dunque, una preziosa “nicchia occupazionale” e sono protagonisti di una storia che distingue e onora il lavoro friulano negli Stati Uniti.

ECCELLENZE. Dalla collaborazione delle imprese Miotto e Travisanutto nascono le eccellenze artistiche musive. Qui sopra lo studio di Travisanutto in piena attività. Immagine: MiottoMosaicArtstudio.
Artisti e artigiani
I terrazzieri sono artigiani e artisti la cui tradizione affonda le origini nella Serenissima. Francesco Sansovino, storico del ‘500 ne parla così: “Venetia, città nobilissima et singolare… s’usano per le camere et per le sale comunemente, i suoli o pavimenti, non di mattoni, ma di una certa materia, che si chiama terrazzo; la qual dura per lungo tempo et è vaghissima all’occhio et polita”. Il terrazzo è un composto di piccoli frammenti di marmo e pietre di vario genere che mescolate a calce e cemento diventano un ornamento a tutti gli effetti, una sorta di ricco tappeto.
Ai nobili veneziani piaceva raffigurare nella pavimentazione delle loro case lo stemma della famiglia, a grandi dimensioni spesso impreziositi di lapislazzuli e tessere d’oro. La diffusione di questa particolare decorazione ornamentale è merito soprattutto degli artigiani friulani, che la realizzavano servendosi di ciottoli di vari colori raccolti sul greto dei fiumi Meduna, Tagliamento e Cellina. Essi portarono il mestiere a Venezia, dove si sviluppò talmente da entrare a far parte delle associazioni d’arte sin dal 1586.
Negli USA, due anni dopo la nascita del sindacato dei “Mechanics” sorse quello degli aiutanti, i cosiddetti “Helpers”, che raccoglie manodopera friulana, ma anche italiana più in generale. Nel 1931 don Luigi Ridolfi stima in non meno di 9 mila i friulani negli Stati Uniti, la maggioranza dei quali sono proprio terrazzai e mosaicisti; vengono quindi i muratori, manovali compresi; in terzo luogo gli operai dell’industria, i minatori ed infine i fornaciai e i contadini. E questo numero va crescendo mano a mano che essi conseguono la naturalizzazione americana.
“A Sequals si nasce, a Spilimbergo si impara, via per il mondo si lavora” scrive il giornalista Orio Vergani sul Corriere della Sera il 10 giugno 1930. Maggiormente concentrati a New York, tra le due guerre, i friulani sono presenti in molte altre città statunitensi. A Pittsburgh, in Pennsylvania, per esempio, un buon numero di emigranti lavora nelle acciaierie; a Detroit, nel Michigan, molti lavorano come operai nelle fabbriche di automobili; a Cleveland, nell’Ohio, gli emigranti di Cordenons, San Pietro al Natisone e Fanna sono impiegati presso gli stabilimenti metallurgici. A Chicago il gruppo più numeroso proviene da Vendoglio di Treppo Grande e da Azzida di San Pietro al Natisone: la maggior parte lavora nel settore del mosaico e del terrazzo, e come muratore.

ECCELLENZE. Realizzazione a mosaico di Andrea Deszö per la nuova stazione di Utrecht Avenue, a New York. Immagine: MiottoMosaicArtstudio.
Nella lontana California, a Los Angeles, i friulani provengono da Meduno, San Lorenzo di Casarsa, Sacile, Gradisca di Sedegliano, Pinzano al Tagliamento, Pielungo, Tarcetta, Barcis e San Quirino; a San Francisco, invece, il gruppo più numeroso è costituito da alcune famiglie originarie di Carpacco, San Daniele del Friuli, San Giovanni di Casarsa, Maniago, Casasola, Frisanco, Braulins, Azzano Decimo, Zoppola, Sedegliano, Zompicchia, Arzene, Orcenico Superiore e Valvasone; a Sacramento i pochi friulani sono di Osoppo e Braulins.
Fino agli anni 1950, terrazzieri e mosaicisti provenienti dal Friuli e residenti a New York abitano nell’East Harlem, nel West Village, ma soprattutto nella zona tra la First e la Third Avenues, delimitate a sud dalla ventiquattresima strada e a nord dalla trentacinquesima; i friulani lavorano di regola presso le numerose aziende di mosaico e terrazzo istituite dai propri compaesani: a Toledo, l’impresa “Art Mosaic & Tile” di Michele Fioritto di Cavasso Nuovo impiega un discreto numero di emigranti.
Michele “Michael” Fioritto giunge negli Stati Uniti nei primi anni del Novecento e nel 1907 crea la sua ditta con sede nella città di Toledo, nello stato dell’Ohio, e filiali anche a Fort Wayne e South Bend, nell’Indiana. L’azienda si occupa prevalentemente della realizzazione di pavimenti in terrazzo in grandi edifici negli stati di Ohio, Indiana, Michigan e Missouri, ma anche nelle città di Greenwood in South Carolina, Austin in Texas (dove esegue importanti lavori nel palazzo del governo) e perfino in quelle della California.
Per le loro capacità e con il loro lavoro, i friulani sono protagonisti sempre più di una significativa ascesa sociale ed economica: da semplici operai a proprietari di piccole e medie aziende di terrazzo e mosaico.
Gran Central
Non solo i grandi grattacieli, ma anche tantissimi edifici pubblici, sedi istituzionali, aeroporti, cattedrali, teatri, si fregiano del lavoro di mosaicisti e terrazzieri friulani, spesso veri e propri capolavori. Una quarantina di stazioni della metropolitana di New York sono arredate con i mosaici di Stefano Miotto e Giovanni Travisanutto, così come gli aeroporti di Seattle, Orlando e il Ronald Reagan di Washington DC.
Figlio di Cornelio Miotto, ingegnere meccanico di Arba ed emigrato durante gli anni ’30, Stefano è nato in USA ma con radici salde in quel Friuli occidentale che ha portato oltre oceano l’abilità artigiana del mosaicista. La storia professionale di Stefano Miotto iniziò nel 1976, al termine dei suoi studi universitari. In quell’occasione incontrò l’artigiano spilimberghese Giovanni Travisanutto, emigrato anch’egli negli USA, il quale gli suggerì di frequentare la scuola mosaicisti di Spilimbergo. Nel 1980 Stefano si mise in proprio, creando a Carmel, nella contea di Putnam, a pochi chilometri a nord di New York, la Miotto Mosaic Art Studios Inc. I suoi lavori si trovano in tutto il mondo.
Fra le stazioni della metropolitana il cui nome è segnato dai mosaici di Miotto e Travisanutto, c’è anche quella all’interno della Gran Central, uno dei luoghi simbolo di New York. La stazione si è sviluppata laddove, nel 1869, Cornelius Vanderbilt ordinò all’Harlem, (società di cui era Presidente), di iniziare la costruzione del Grand Central Depot sulla 42esima strada, a Manhattan. Affondò i binari della 4th Avenue in un taglio che in seguito divenne un tunnel e la 4th Avenue divenne Park Avenue. I lavori terminarono nel 1871 e la Gran Central servì come terminale delle linee di cui era titolare Vanderbilt nella Grande Mela.
Proprio quello stesso magnate Cornelius Vanderbilt che volle che si eseguissero sulle pareti e sui soffitti della sua nuova casa alcuni mosaici veneziani: iniziò così la grande avventura dei mosaicisti e terrazzieri friulani in Nord America.