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Categoria 9 Contrappunto 9 Gioie e dolori di una triestina a Buenos Aires

Gioie e dolori di una triestina a Buenos Aires

Gioie e dolori di una triestina a Buenos Aires

Un fantasma vaga nel cimitero di Buenos Aires: quello di Eugenia Rufina Bacichi, figlia dello scrittore Eugenio Cambacérès e della ballerina Luisa Bacichi.

di MARILISA BOMBI

C’è un fantasma che vaga tra il marmo e il bronzo della Recoleta, il cimitero di Buenos Aires. Ma non è quello di Evita, l’indimenticata, amatissima dal popolo, seconda moglie del presidente Juan Domingo Perón e first lady dell’Argentina dal 1946 fino alla morte nel 1952, a causa di un tumore, a soli 33 anni. Perché, anche stando alle credenze popolari i fantasmi sono visibili solo nei luoghi in cui sono morti, per cause violente, come se quell’attimo fosse stato di un così intenso spessore emotivo tale da fissarne l’immagine, come su una lastra fotografica, sulla pellicola del tempo.

Il fantasma che vaga nel cimitero della Recoleta, non è quindi quello di Evita, deceduta in un letto di ospedale, ma, si racconta, è quello di Eugenia Rufina Cambacérès Bacichi, figlia dello scrittore argentino Eugenio Cambacérès e della ballerina Luisa Bacichi. E da qui inizia la nostra storia.

Luisa Bacichi nacque l’11 marzo 1855 a Trieste, allora parte dell’impero austriaco. Fu battezzata come Aloysia Stéphana, ma fin da giovanissima preferì chiamarsi Luisa. I suoi genitori, Lorenzo Bacichi e Aloysia Bonazza, provenivano dall’isola di Brač, Milna (ora Croazia). In realtà, si chiamavano Laurentius Bassich e Alojzija Bonacich, ma come spesso accadeva all’epoca nella regione dei Balcani, i loro nomi vennero italianizzati.

Luisa era la maggiore di tre sorelle (seguite da Teresa e Maria). Aveva anche un fratello, Lorenzo, il primogenito. Suo padre era un soldato. Apparteneva alla terza compagnia del secondo battaglione della Guardia Nazionale. Luisa è cresciuta in un ambiente di artisti, in quella che potrebbe essere definita una famiglia borghese. Uno dei suoi zii, di nome Vincenzo, era un imprenditore teatrale, musicista e scrittore. L’ha aiutata a muovere i primi passi nel balletto e nel canto. All’età di dodici anni, ha ballato nel teatro più importante della sua città e per una delle più prestigiose compagnie di ballo della regione.

Aveva insomma anche una bellissima voce ed è stata forse quest’ultima la sua segreta arma seduttrice. Dopo la morte dei genitori, assieme alla sorella minore Maria, anch’essa cantante, si recò a Parigi dove ottenne lusinghieri successi. Fu lì che ebbe modo di conoscere un aristocratico argentino, che si trovava in Francia quale delegato a rappresentare l’Argentina all’Esposizione Universale di Parigi del 1889, Eugenio Cambacérès, poliedrico uomo del suo tempo: scrittore, avvocato, politico, amante di belle donne.

Luisa Bacichi

TRIESTINA. Luisa Bacichi nata l’11 marzo 1855 a Trieste, allora parte dell’Impero d’Austria.

 

Aveva dodici anni più di lei, se ne innamorò e, nel 1887, per motivi più che altro convenzionali connessi a future eredità, decisero di sposarsi. La salute di Eugenio era, infatti, cagionevole e due anni dopo il matrimonio, nel 1889, la lasciò vedova. Da questa unione, nel 1883 a Parigi, nacque Rufina, la cui mancanza del padre venne tuttavia colmata da un altro uomo che la madre Luisa ebbe modo di incontrare nella fase più critica della sua vita dal punto di vista economico, negli anni immediatamente successivi alla morte del marito.

Quello tra Luisa Bacichi e Eugenio Cambacérès fu un rapporto di grande passione e, forse, vissuto al di sopra delle righe e al di sopra delle possibilità economiche: viaggi e feste contrassegnate da sfarzo. Ma non per questo, Luisa non venne mai accettata dalla comunità aristocratica di Buenos Aires. Insomma, la stessa sorte che toccò, in seguito, ad Evita Duarte Peron. Ma il loro rapporto fu così intenso che indusse il marito ad abbandonare gli argomenti della sua narrativa, considerati all’epoca scabrosi, per dedicarsi ad affrontare il problema dell’immigrazione.

A causa del loro stile di vita e alle spese sostenute durante la lunga malattia il patrimonio di Eugenio quasi si dissolse e, alla sua morte, Luisa si trovò in una critica situazione economica. Fu tuttavia nel momento in cui decise di affittare un ranch che ebbe modo di incontrare Juan Hipólito del Sagrado Corazón de Jesús Yrigoyen Alem (12 luglio 1852 – 3 luglio 1933), presidente per due mandati dell’Argentina (dal 1916 al 1922 e dal 1928 al 1930).

Leader radicale, a lui va riconosciuto il merito del suffragio universale (maschile) che venne introdotto dal 1912. Conosciuto come “il padre dei poveri”, Yrigoyen si adoperò per un miglioramento del tenore di vita della classe operaia dell’Argentina insieme con il passaggio di parecchie riforme sociali progressive, compresi miglioramenti delle condizioni della vita in fabbrica, la regolazione dell’orario di lavoro, pensioni obbligatorie e l’introduzione di un sistema di pubblica istruzione universalmente accessibile. Tra l’altro, mantenne l’Argentina neutrale durante la prima Guerra Mondiale.

Uomo tutto d’un pezzo, chiamato affettuosamente “peloso” per il suo carattere rigido e riservato, sembra sia stato comunque molto sensibile al fascino femminile. Tanto da aver avuto numerosi figli con più donne. Nella pagina Wikipedia di Luisa Bacichi, viene indicato come coniuge della indubbiamente affascinante Luisa, per il periodo dal 1897 al 1924, anno della sua morte; mentre pagine gossip in lingua spagnola raccontano una storia ben diversa.

Nel senso che anche il figlio Luis Hernán Yrigoyen Bacichi (Buenos Aires, 7 marzo 1897 – Buenos Aires, 10 marzo 1977), diplomatico, agronomo e botanico argentino, ambasciatore dell’Argentina in Germania in due occasioni, viene indicato come “l’ultimo figlio di Hipólito Yrigoyen, il risultato della sua relazione con Luisa Bacichi”.Degli altri fratelli e sorelle non c’è traccia. Con ciò avvalorando la teoria che il cognome paterno gli venne riconosciuto con sentenza del tribunale al quale si rivolse e non in quanto figlio di una coppia legittimamente sposata.

Eugenia Rufina Cambacérès Bacichi

RUFINA. Eugenia Rufina Cambacérès Bacichi, nata il 31 maggio 1883, figlia di Eugenio Modesto de las Mercedes Cambacérès Alais e di Luisa Bacichi.

 

Non c’è da dubitare, a tale proposito, che la scelta di mantenere la loro relazione riservata fosse motivata anche dal fatto che la società argentina, all’epoca, fosse molto conservatrice e mal sarebbe stata vista, quindi, una relazione di questo tipo per un uomo che si stava spendendo, in maniera così incisiva, per il suo Paese.

Il suo impegno, durante i due mandati presidenziali, fu talmente aggressivo da infastidire i settori fascisti e conservatori dell’esercito, che tramarono, quindi, apertamente per un cambiamento di regime. Per non parlare degli ostacoli a lui frapposti da società americane, tenuto conto dei suoi sforzi per frenare il contrabbando di olio dalla provincia di Salta alla Bolivia.

Yrigoyen fu deposto in un colpo di stato militare, quando ormai Luisa era passata, come si suol dire, a miglior vita. E questo fu il primo colpo di stato militare dall’adozione della costituzione argentina. Hipólito Yrigoyen è stato sepolto nel cimitero della Recoleta dove, come raccontavo, si aggira il fantasma di Rufina.

Ritornando, quindi, a Rufina (che in tenera età veniva chiamata Rufinita) la sua infanzia non fu certamente dorata, essendo rimasta orfana di padre a pochi anni. Ma trovò in don Hipólito (così lo chiamava) la figura paterna di cui aveva avuto bisogno. Mentre i suoi più cari amici furono i suoi cugini, figli di Maria, la sorella più giovane di Luisa che la seguì sempre nelle sue peregrinazioni da Parigi a Buenos Aires.

Nel 1897 Rufina iniziò i suoi studi privati ed eccelleva in tutto. Parlava cinque lingue. Era, in pratica, molto colta e intelligente. E non si può negare che l’influenza di don Hipólito fu fondamentale nella formazione delle sue idee. Si interessava di questioni sociali, dei fatti del mondo, filosofia ed anche musica. In questa materia era aiutata anche dalla sua stessa madre.

Juan Hipólito del Sagrado Corazón de Jesús Yrigoyen Alem

HIPOLITO YRIGOYEN. Juan Hipólito del Sagrado Corazón de Jesús Yrigoyen Alem, al centro della foto, presidente per due mandati dell’Argentina (dal 1916 al 1922 e dal 1928 al 1930).

 

Sebbene fosse piuttosto timida, la sua personalità andava assomigliando sempre più a quella della madre. Esordì in società in occasione della celebrazione del cinquantesimo anniversario del Club del Progreso. Era ammirata dai ragazzi e invidiata dalle ragazze. Si distingueva per i suoi interessi insoliti, per la sua cultura superlativa, per la chiarezza con cui si esprimeva e per le sue straordinarie capacità nella pittura e nella musica.

In pratica, ad ogni viaggio a Buenos Aires lo stuolo di spasimanti era destinato ad aumentare. Ma lei era indifferente, con buona pace della madre che avrebbe voluto, per lei, soltanto il meglio. Alla fine degli studi. Sebbene la addolorasse pensare che sua figlia un giorno se ne sarebbe andata con un uomo, le avrebbe permesso di scegliere; non avrebbe imposto nessuno dei gentiluomini che già manifestavano interesse per lei a sposarla.

Era l’anno 1902, il 31 maggio, quando Rufina compì diciannove anni. Per celebrare l’avvenimento sua madre le aveva organizzato una festa che avrebbe dovuto concludersi con la visione de La Bohème al teatro Colòn. Si racconta anche che, mentre si preparava per la serata mondana, ricevette da una sua cara amica una notizia che le causò una sincope: sua madre era l’amante dell’uomo che Rufina stessa amava.

Udito il grido della cameriera, Luisa trovò l’amata figlia apparentemente svenuta davanti allo specchio della sua stanza, con il cappello nella mano destra. Di fronte al palazzo dove si trovavano c’era la casa dei trovatelli ed il medico di turno, accorso subito in aiuto, il dottor Ruiz Huidobro, stabilì che Rufina aveva subito una sincope, cioè quella che oggi è conosciuta come morte improvvisa. In pratica, quella che doveva essere una festa si trasformò in una tragedia.

Il giorno successivo si tennero i funerali dopo che ben tre medici ne certificarono il decesso. Rufina fu sepolta nel pantheon della famiglia Cambacérès. Com’era consuetudine all’epoca, lo facevano con i gioielli che le erano appartenuti in vita. Ed è qui che entra in scena il vecchio custode del cimitero di Recoleta.

Locandina di ”Ilda”, ballo romantico-fantastico in sette quadri, nella stagione 1867-1868 del teatro comunale di Trieste

LUISA BACICHI. Lo zio Vincenzo era direttore teatrale, musicista e scrittore. L’ha aiutata a muovere i primi passi nel balletto e nel canto. A soli dodici anni danza al teatro comunale di Trieste per una delle più prestigiose compagnie di ballo della regione.

 

La funzione del custode era, a quel tempo, quella di una specie di guardia di sicurezza. Proprio in relazione al fatto che coloro che venivano sepolti venivano abbelliti con i propri gioielli. C’era, quindi, un grande pericolo di saccheggio. Perché ladruncoli, senza pietà, approfittavano di quelle prime notti per derubare le salme. Il custode nel suo giro di perlustrazione, mentre visitava l’area del
pantheon della famiglia Cambacérès, sentì dei rumori. Il coperchio della bara era stato in parte divelto ed il corpo di Rufina aveva il viso, il collo, il petto, graffiati. Sotto le sue unghie, resti del legno della bara.

Corse fuori, quindi, per dare l’allarme ed avvertire la famiglia. Temeva infatti il peggio: che i ladri fossero entrati nel pantheon, ed avessero preso i gioielli della povera Rufina. Ma si dice anche che Rufina sarebbe stata vittima di un attacco di catalessia e si sarebbe svegliata nel buio della tomba per arrendersi e morire di nuovo con il cuore spezzato.

La vita andò avanti per tutti. Nel 1905 ci fu una nuova rivoluzione radicale organizzata da Hipólito Yrigoyen che, sebbene neutralizzata, sarebbe stata fondamentale per stravolgere la storia. Nello stesso anno, nel terzo anniversario del fatidico giorno della morte di Rufina, fu inaugurata nel cimitero della Recoleta la statua di Rufina Cambacérès, realizzata dallo scultore tedesco Richard Aigner. Inoltre, Luisa fece costruire un muro per dividere la volta. Ed è come ancora oggi ci appare.

Per Luisa Bacichi iniziò la sua resa alla vita, perché non fu più in grado di riprendersi senza la sua adorata figlia e andava ogni giorno al cimitero a pregare per lei. L’unica cosa che la trattenne in vita era il suo piccolo figlio Luis. Negli anni ’20 Luisa si ammalò e il 12 luglio 1924 morì di cancro, che la affliggeva da molto tempo. Aveva 69 anni.

Nel 1916 Hipólito Yrigoyen assunse la presidenza dell’Argentina. Era la fine del lungo regime conservatore. Luisa non fu mai first lady ufficiale, ma il suo impegno per la causa sociale fu indubbiamente una voce ascoltata dal caudillo.

 

Per approfondire in rete:

Luisa Bacichi – https://rufinacambaceres.wordpress.com /2019/04/02/luisa-bacichi-la-gran-mujer-desconocida/

Hipólito Yrigoyen – https://it.knowledgr.com/00411754/HipolitoYrigoyen

 

La triste storia di Rufina

 

Nel 1897 Eugenia Rufina iniziò i suoi studi privati. Eccelleva in tutti i suoi apprendimenti. Parlava cinque lingue, era molto colta e intelligente. Si interessava di questioni sociali, storia del mondo, filosofia e musica. Le piacevano i lunghi colloqui con la madre e con don Hipólito.

Quando è diventata Miss Rufina e ha indossato i suoi primi vestiti lunghi, era già inseguita dai migliori candidati al matrimonio. Durante una delle loro solite conversazioni di un’ora, la figlia confessò alla madre, timorosa e molto timida, di aver conosciuto un maschio. Aveva otto anni più di lei, non proveniva da una famiglia tradizionale.

Luisa lo conosceva, non pensava che fosse il candidato giusto, ma rispettò la decisione di Rufina. Il corteggiamento iniziò, ma gli sposi si videro poco. Entrambi vivevano in periferia, soprattutto lui, che era un importante uomo d’affari che viveva tra la Patagonia e Buenos Aires.

Il 31 maggio 1902 Rufina compì 19 anni e la giornata intera, si sarebbe conclusa con un’esibizione al Politeama Argentino, per vedere La Bohème. Poco prima di partire per il teatro, Luisa trovò la figlia apparentemente svenuta davanti allo specchio della sua stanza. I dottori stabilirono che Rufina aveva subito una sincope, una morte improvvisa.

Il giorno successivo si tennero i funerali, ma Rufina non era deceduta. Il custode nel suo giro di perlustrazione sentì dei rumori. Il coperchio della bara era stato in parte divelto ed il corpo di Rufina aveva il viso, il collo, il petto, graffiati. Sotto le sue unghie, resti del legno della bara.

Per Luisa Bacichi sarebbero stati i giorni più amari; i giorni senza la sua adorata figlia. Non sarebbe più stata in grado di riprendersi.

 

Monumento funebre alla Recoleta di Buenos Aires

EUGENIA RUFINA. Il monumento funebre nel cimitero della Recoleta a Buenos Aires.

 

 

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