Uno spaccato importante del lavoro friulano in Siberia durante la costruzione della Transiberiana è raccolto nel libro Italiani sulle rive del Bajkal. Ne è autrice un’importante figura del giornalismo russo: la professoressa Elvira Kamenscikova, curatrice anche di un libro sul fotografo bujese Giovanni Minisini, il quale fu professionalmente attivo anche nella città di Irkutsk, località della Russia siberiana centrale, posta a metà della nuova linea, in cui la stessa Elvira si è laureata e dove è redattrice di un settimanale.
La storia riguarda proprio i trecento friulani che costruirono la Krugobajkalskaja, cioè quel tratto della ferrovia Transiberiana che segue i contorni meridionali del lago. Arrivavano da Montenars, Osoppo, Forgaria, Clauzetto, Vito D’Asio, Trasaghis, Majano, Campone. Gli altri venivano da diverse regioni italiane: Abruzzo, Veneto, Lombardia, Alto Adige, Liguria ed Emilia Romagna. Lavorarono per oltre dieci anni insieme con i russi, da Omsk al lago Bajkal.
A I dimenticati della Transiberiana, è dedicato anche un film di Christiane Rorato. Trae spunto dalle ricerche e dai viaggi di Romano Rodaro. È una storia iniziata con la scoperta di un libro di un parrocchiano di Buja ritrovato tra le macerie di una casa distrutta dal terremoto in Friuli nel 1976. Sulle sue pagine un certo Luigi Giordani aveva scritto con la matita copiativa, grafite indelebile, questa frase: “Oggi, il primo dell’anno 1900, sfida i rigori più intensi del freddo in una lugubre e lorda baracca Giordani Luigi, in compagnia di altri tredici friulani, stando sempre allegri in aspettativa di un avvenire prospero e lucroso. Massovaja”. Tale denominazione della città dura dal 1902 al 1941, anno in cui assume il nome attuale di “Babuškin”, in onore di Ivan Vasil’evič Babuškin, rivoluzionario russo fucilato dagli zaristi nel 1906, proprio a Mysovsk.

TRANSIBERIANA. Un’immagine di lavoratori friulani impegnati nella costruzione della ferrovia transiberiana.
È così che Romano Rodaro, artigiano muratore, emigrato in Francia, incuriosito da questo appunto, decide di andare alla ricerca delle tracce di Luigi Giordani, uno dei tanti scultori, scalpellini e muratori friulani che in quel tempo lontano affrontarono la grande avventura siberiana. Di viaggi nella Siberia, Romano Rodaro ne ha fatti tanti, l’ultimo alla bella età di novant’anni a fine 2021, ed è anche diventato cittadino onorario di Babuskine e membro della comunità locale.
Prima di arrivare sulle rive del Bajkal Romano fa sempre tappa a Mosca per incontrare altri discendenti di friulani, poi una seconda tappa a Irkutsk per salutare Albina Rugo, la console onoraria del Friuli in Siberia con origini da Clauzetto. Albina parla italiano, era ancora bambina quando Stalin la cacciò dalla sua Siberia natale e Mussolini la confinò in un campo profughi in Toscana dove imparò l’italiano; Togliatti le concesse di rientrare in patria.
Una storia romanzesca che s’intreccia con le storie travagliate delle emigrazioni degli italiani nelle ghiacciate lande della Russia. Anche Romano Rodaro, a suo modo, è un ambasciatore onorario e onorato: nel suo peregrinare in questi piccolissimi paesi ha fatto conoscere il Friuli e le vicende dei protagonisti di quel tratto di ferrovia così suggestivo che scorre fra terrazzi, ponti e gallerie lungo le sponde del lago, chiamata Italienska Krugo Bajkal. In realtà, andrebbe rinominata come Friulanska Krugo Bajkal.