Dalle ricerche sulla storia friulana, nel Libro storico della Pieve di Flambro emergono testimonianze di fatti curiosi e controversi ricoperti da un velo di mistero.
di MARIO SALVALAGGIO
”Sta atent, frut… che chê là, a e une strie!”
Questo era l’avviso che a noi bambini davano le donne anziane quando, andando a scuola, nei pressi dell’osteria di sior Pidio Sinel, ci imbattevamo in “gne Ghine”, che con passo felpato attraversava “la plazute” indirizzandosi verso il negozio degli alimentari. E allora subito, prima di avvicinarla, per evitare il malocchio, si faceva l’azione conosciuta come “Fare le fiche”, incrociavamo cioè le dita, il medio sull’indice oppure inserendo il pollice fra l’indice e il medio, chiudendo il pugno; poi, nascondendo la mano dietro la schiena, …via di corsa. Questo è stato il mio primo approccio verso il mondo dell’occulto.
Poi venne l’approccio dogmatico: le lezioni di dottrina cristiana e il racconto degli episodi evangelici sugli indemoniati e posseduti, che ti facevano capire le fondamenta della lotta del Bene sul Male. Dopo, da grandicello, la visione dei primi film del terrore, che ti toglievano il sonno e ti facevano vedere altre realtà dimensionali e un mondo nascosto ai più.
Tutto questo io lo consideravo, superficialmente, come qualcosa di irreale, di raccontato per fare paura. Anche in paese, durante le serate “in file” nella stalla dei “Boscos” avevo sentivo parlare di fatti diabolici, misteriosi, inverosimili, avvenuti durante la prima Guerra Mondiale; i cui protagonisti erano stati il nostro pievano, don Enrico D’Aronco e una peripatetica in punto di morte.
In seguito poi alle mie ricerche sulla storia paesana, consultando il Libro storico della pieve, trovavo conferma su quanto sentito da bambino nella stalla, imbattendomi in una nota datata 1916, dove il nostro Pievano riportava, con lui come testimone e protagonista, questo fatto chiacchierato, ora veridicamente accaduto, che mi ha fatto ricredere sulla veridicità di questi fatti extrasensoriali.
Riporto il testo integralmente così come scritto di pugno da don D’Aronco, affinché sia conosciuto e non resti nascosto nei polverosi archivi o addirittura nel web, dove ho trovato fortuitamente il secondo racconto su fatti diabolici che hanno interessato la nostra comunità e i nostri preti ora anche esorcisti.
Questo secondo è un racconto particolarissimo su uno di questi fenomeni di possessione, la cui conoscenza ha superato i confini locali e nazionali e che è stato oggetto di pubblicazione su riviste di gran pregio e diffusione nel XVIII secolo; più avanti riporterò anche questo scritto trascrivendolo integralmente.

FLAMBRO. Cartolina storica del paese di Flambro. Dalla collezione di Mario Salvalaggio.
Il primo di questi eventi prodigiosi, che nei nostri tempi vengono definiti con la parola tedesca “Poltergeist”, è raccontato, come dicevo, da don Enrico D’Aronco, che lo ha annotato nel Libro storico della pieve, da Lui istituito, intitolandolo “Castigo di Dio”; testo che riporto integralmente.
«Una traviata donna è improvvisamente colpita da malattia. Il sacerdote – chiamato – amministra i sacramenti che la infelice, già incosciente, è capace di ricevere. Poi… Quella camera par diventata sede di spiriti cattivi. L’armadio, le sedie, e gli altri mobili si sollevano a varie riprese e fanno danza spaventosa intorno al letto della degente. Grande spavento fra i domestici che assistono la malata, e grande parlare in paese. Tutti dicono castigo di Dio! Morì il 4 maggio e a notte senza solennità funebri venne portata al cimitero. Il medico aveva giudicato la morta affetta da meningite; perciò quella forma di sepoltura. Il popolo invece disse ancora “Castigo di Dio”.»
Il secondo racconto, su fatti straordinari e demoniaci che hanno interessato il paese di Flambro, ha come protagonista un altro prete che ha dato lustro all’antica Pieve di Santa Maria Annunziata di Flambro, Giuseppe Bini, vicario nominato tale dai conti Savorgnan “Iuspatroni” della nostra pieve. Il suddetto testo, reperibile peraltro anche su web, è riportato alle pp. 37-44 del primo volume di Le conversazioni letterarie di madamigella Cotilde Wandstol, nobile fiamminga […]. Raccolte dal Conte Tobia Torthveich sassone […], Venezia, appresso Giovanni Tevernin, MDCCLVIII, 2 volumi.
Il testo fu edito in francese e poi tradotto in italiano da Elia Frangisassi; lo riporto integralmente.

FLAMBRO. Cartolina storica del paese di Flambro. Dalla collezione di Mario Salvalaggio.
«[…] Il fatto non solo è all’ora riferito da Clotilde, somigliante, ma eziandio più sonoro, ed affatto recente, accaduto pochi anni sono, vivendo per anco tutti, o quasi tutti quelli, che vi ebbero parte; e seguì nell’ anno 1739, nella Provincia del Friuli dello stato Veneto, nella villa di Flambro della Diocesi d’Aquileja, e sotto la giurisdizione temporale di Udine; il quale fatto fummi raccontato da un dotto religioso della Congregazione e dell’Osservanza di S. Domenico, detta del B. Jacopo Salomonio, al quale fu raccontato dall’Ebreo medesimo, cui accadette; e che poi convertissi alla Cristiana fede, e che a me fu descritto in una compitissima lettera di risposta in data degli 8 Decembre dell’anno 1741 dall’Illustrissimo Sig. Abate D. Giuseppe Bini, stato ne’ primi suoi lustri di adolescenza Segretario dell’Eccellenza Signor Marchese quondam Girolamo Colloredo, di onorevolissima memoria, mentre era attuale Governatore di Milano; di poi Vicario Curato della detta Villa di Flambro, ed ora degnissimo Arciprete di Gemona, Soggetto dotto, saggio, e pio, ed uno dei più degni ecclesiastici della vasta Diocesi d’Aquileja; e perciò meritevolissimo di tutta la fede, il quale fu l’esorcista della energumena, e quegli che battezzò l’accennato Ebreo convertito per divina misericordia, che lo compunse alla veduta delle meraviglie, operatesi per virtù onnipotente di Dio nella stessa energumena.»
«Nell’anno dunque del 1739, nella villa di Pozzecco, soggetta alla Parrocchia di Bertiolo, trovavasi Caterina della Bianca, donzella nubile in età d’anni 20 circa, contadinella, aggravata da mali straordinari, a quali la scienza de’ Medici non sapea trovar rimedio; onde si destò ne’ congiunti della stessa sospetto, ch’ella fosse indemoniata; per il che condotta da vari esorcisti, niun profitto ne trasse o per la sua poca fede, o per la poca pratica de ministri, o per qualche altro motivo noto alla Providenza Divina.»
«Dall’Illustriss. e Reverendiss. Monsignor Daniello Delfino, Patriarca degnissimo d’Aquileja, ed ora Eminentiss. Cardinale, che tuttora vive in quest’anno, in cui scrivo ch’e il 1748 e Dio per vantaggio della sua Chiesa lungamente conservi, fu commessa la ispezione della infelice donzella al sopradetto Sig. Abate Giuseppe Bini, allora Vicario Curato della Villa di Flambro, acciò della sua saviezza e virtù si esplorasse colle dovute circospezioni, se veramente la mentovata giovane fosse indemoniata; il che discoperto, dovesse giusta i riti della Romana Chiesa, accingersi a liberarla.»

FLAMBRO. Cartolina storica del paese di Flambro. Dalla collezione di Mario Salvalaggio.
«Condotta la figliuola in Flambro, e presentata al detto Vicario Bini, consapevole egli della forza che ha nelle femmine la fantasia, e le stravaganze, che in esse cagionansi dai mali isterici, in veggendo certi contorcimenti da prima, com’egli scrisse, se ne rise, e fu sul punto di rimandarla alla sua villa: tuttavia indotto dalle replicate istanze, fattegli dai congiunti della medesima, risolvette di darle una delle benedizioni, distese nel Rituale Romano: a quella si contorse più che mai la meschina, mostrando di non poter sofferire la vista del Crocifisso, e delle immagini sante; anzi sfuggendo con occhio torvo di rimirar esso Bini, e gli altri Sacerdoti, che eran ivi presenti; mentre poi li fissava sopra tutte le altre persone laiche circostanti: onde da questi, e da alcuni altri segni non per anco certi, avuti anche in alcun altra occasione, cominciò esso esorcista a prudentemente dubitare di quello, che realmente era: per il che, invocato con ispeziale sentimento il divino aiuto, si accinse di proposito all’impresa; e con precetti autorevoli riscosse dallo spirito maligno segni certi di possedere il corpo di quella infelice: tra questi segni uno fu lo intendersi dalla indemoniata i precetti da esso esorcista fattile coi termini più astrusi in tre linguaggi, tutti alla contadinella affatto ignoti, cioè il Latino, Francese, e Tedesco.»
«Seguì esso Bini a disporla in varie guise, secondo i prescritti di questo ministero, per tutta la quaresima e sempre alla presenza di altri Sacerdoti, anzi così inspirato da Dio, anche alla presenza di molte altre persone, persuaso, che da questo fatto fosse per ridondare alla Divina Maestà, e alla Cattolica Religione molta gloria, come seguì: anzi soggiugne egli nella sua lettera, a gloria anche di Maria Santissima. “Tutte, dice egli, tutte le mie pratiche in questo caso facevansi o nella Capella del Santiss. Rosario, o nelle mie stanze alla presenza di una divota Immagine di Maria dello stesso titolo; e provai profitevolissima sovente più di ogni esorcismo l’invocazione di Maria coll’antifona Sub tuum presidium, oltre a quella dell’Augustissimo nome di Gesù, e della stessa Maria; al suono de’ quali tremava lo spirito spaventato, ed ubbidiva ad ogni comando: onde confidatomi in Dio, e persuaso, ch’egli e la sua Santissima Madre fossero per rimanere glorificati, non ebbi riguardo di esorcizzarla nell’aperta chiesa anche piena di popolo; ove obbligai lo spirito maligno a pubblicare le glorie di Maria, il che seguì in maniera, e con tali espressioni, che più acconcie non sarebbonsi trovate dal più eloquente e dotto predicatore? Onde ne risultò al popolo astante grande edificazione. Molte altre cose rimarchevoli sono avvenute, di cui ora non bene mi ricordo, le quali però possono essere attestate da centinaia di persone”.»
«Una delle più notabili, segue egli nella lettera, è stata la conversione dell’Ebreo venuto da Cormons. Il quale avendo uditi raccontare gli avvenimenti dell’ossessa, mi fece significare, che molto volentieri sarebbesi trovato presente ad un esorcismo: per convenevoli riguardi sempre glielo negai (il che saggiamente fece secondo le regole della prudenza, in tali azioni richiesta), ma un giorno sendomi io portato a Bertiolo, e parmi fosse il giorno di S. Giuseppe, mentre ivi la ossessa alla presenza di molto popolo predicava la grandezza di Maria, s’intruse nascostamente anche l’Ebreo; il quale né da me, né dalla donzella ossessa era conosciuto. Questa mostrò all’improvviso uno straordinario turbamento, e si pose a gridare: ”No, non si farà Cristiano”, replicando ciò più volte. Accortom’io di quello che era, obbligai con precetto lo spirito a confessare, se la vera ed unica fede fosse quella di Gesù Cristo: obbedì egli, e si espresse con tale franchezza e chiarezza, che da prima l’Ebreo impallidì, di poi udendo gli elogi fatti dalla ossessa a Maria, ed ammirandosi la forza dei precetti sacerdotali, si pose dirottamente a piangere, indi partì.»

FLAMBRO. Immagine storica del paese di Flambro. Villa Savorgnan. Collezione di Mario Salvalaggio.
«Nel seguente giorno portossi egli alla mia casa in Flambro, e supplicommi, acciò lo lasciassi intervenire agli esorcismi: allora reputai convenevole, attese le cose vedute, l’ammetterlo: lo ammisi, e questa fu la giornata, in cui il Signore avea riserbata la conversione del felice Giudeo; ed avrei voluto che tutto il mondo si fosse trovato presente a tale spettacolo della Divina Misericordia. Dopo varj mirabili sperimenti alla presenza di un gran numero di ecclesiastici, e di laiche persone, chiese l’Ebreo la permissione di fare in lingua ebraica alcune interrogazioni all’Ossessa; glielo accordai e costrinsi co’ precetti il demonio a rispondere, il che fu dallo stesso con rabbiosa ubbidienza eseguito: molte furono le interrogazioni, e molte le risposte; e prima che il Giudeo proponesse i quesiti, me li comunicava in segreto, per motivo di sfuggire gli equivoci, e gl’inganni: poi egli in lingua ebraica faceva le interrogazioni pubblicamente; e lo spirito rispondea, in Italiano a tutti intellegibile.»
«Tra le dimande, una fu su la visione avuta d’Abramo dei tre angioli, come si legge al capo diciottesimo del Genesi: rispose dispettosamente lo spirito, facendo crollare il capo dell’ossessa: ”Tu vorresti riguardando verso di me, tu vorresti ch’io ti dicessi, che debba intendersi sotto questo misterio la unità e Trinità di Dio: ed obbligato dal precetto a dire, se così veramente sia” esclamò ”pur troppo è vero”. Un altra interrogazione fu intorno al significato di quelle parole di Isaia: Germinavit radix Iesse ecc. cioè di chi abbia inteso di parlare il Profeta? Gridò lo spirito: ”di Maria, di Maria”. Soggiunse l’Ebreo altre interrogazioni intorno a Cristo, a Maria, alla Circoncisione, all’Autorità della Chiesa ecc. alle quali tutte rispose sì acconciamente, che un somigliante rispondere difficilmente sarebbesi potuto sperare da un profondo ed esperto teologo.»
«Finita un’azione tanto gloriosa alla nostra santa Fede, il Giudeo turbatissimo disse, che la mattina seguente sarebbesi meco abboccato in confidenza: venne puntualmente; mi spiegò i forti impulsi che avea di farsi Cristiano: mi espose varie difficoltà, che agevolmente risolsi; mi promise segretamente di voler eseguir il suo disegno, dopo il ritorno dalla Marca, ove dovea necessariamente portarsi; fece fra poche settimane ritorno, costante nel suo proposito; e dopo di essere stato bastevolmente istruito ne’ nostri Santi misterj, fu nel giorno solenne de’ santi Pietro, e Paolo Appostoli, nella Chiesa di Santa Maria di Flambro, da me solennemente battezzato, postogli il nome di Giovan Paolo; assistito al catechismo dall’Illustrissimo Signor Conte Ricciardo di Madrisio; e levato dal sacro fonte dall’Eccellenza Conte Giovanni Savorgnano Patrizio Veneto. Pochi mesi dopo ricevette il Sacramento della Confermazione da Monsig. Illustr. Reverendiss. Danielo Delfino Patriarca di Aquileja di sopra mentovato, essendo padrino l’Eccellenza Signor Marchese Colloredo. Fra l’ottava della Pasqua antecedente era col divino ajuto rimasta libera la Ossessa, siccome trovasi anche di presente; maritata già in Giacomo Tacuzzo abitante nella medesima Villla di Pozzecco. Fino qui il degnissimo soprammemorato Giuseppe Bini […].»

FLAMBRO. Immagine storica del paese di Flambro. Villa Savorgnan. Collezione di Mario Salvalaggio.
Il racconto continua ancora con gli approfondimenti dei presenti alle “Conversazioni” sul demonio e sulla vera religione cristiana. Per me venire a conoscenza di questi fatti e considerazioni, condividerli con i lettori e compaesani è stato, come sempre, un dovere e una vera soddisfazione personale. Concludo riportando alcune considerazioni appropriate, contrapposte, sui fatti sopradescritti, che permettono però ad ognuno di dare risposta positiva o negativa sulla veridicità di quanto detto e riferito.
Quelli che credono…
Secondo padre Gabriele Amorth, forse il più famoso degli esorcisti contemporanei (è deceduto il 16 settembre 2016), in casi difficili occorre una diagnosi fatta in equipe. Gli esorcisti si fanno sempre aiutare dagli psichiatri, in qualche caso è lo psichiatra che manda dall’esorcista. Gli esorcisti, secondo questa teoria, devono sapere distinguere i mali malefici dai mali psichici. La scienza umana si accorge dei suoi limiti, dopo quei “boom” in cui si credeva perfino di cancellare la fede. Oggi la scienza è tornata ad essere più umile e a vedere i suoi limiti. Ci sono fatti non spiegabili. Un fatto nuovo è che il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), il grande dizionario americano della psichiatria, nella sua quarta revisione (DSM-IV) parla per la prima volta – cosa che non sarebbe stata immaginabile nei tempi passati – anche di possessione da uno spirito. Per poter collaborare non è necessario che lo psichiatra sia credente, l’importante è che abbia il senso del limite della scienza di fronte a fatti inspiegabili che non possono essere classificati dalla scienza medica.
Altri scienziati non credono…
Molti studiosi, invece, non credono alla possessione, ma attribuiscono i fenomeni a disturbi neurologici o psicotici non rispondenti ai trattamenti farmacologici, senza spiegare il motivo per cui questi fenomeni spariscono tramite l’esorcista e lui solo. Sono in molti a sostenere che va da sé che i fenomeni esistono eccome, ma vengono tenuti nascosti il più possibile in quanto “destabilizzanti” a livello sociale e scientifico.
Senza dubbio è un tema molto controverso, un tema scottante in cui si scontrano spesso scienza e religione ed in altri casi sono concordi, come abbiamo visto. Ma allora qual è la verità?
Amarcord: da Flambro al Sud Africa
Valentino Zanello è partito da Talmassons verso il Sudafrica nel marzo del 1949, verso la regione di Gauteng, la più ricca di quel Paese, dove vive più di un quarto della sua popolazione, con località come Johannesburg, che è anche una delle città più grandi del mondo, e la capitale amministrativa, Pretoria.
La moglie Norina Petrizzo, nata a Flambro nel 1924, partì invece a dicembre. Nello stesso periodo il resto della sua famiglia è emigrata tutta in Francia. Norina ha sempre lavorato molto, facendo di tutto, per aiutare il marito a comprare la casa e sostenere la famiglia.
Valentino Zanello, infatti, era arrivato in Sudafrica con alcuni anni di studio come ragioniere, ma gli hanno consigliato di imparare il mestiere di terrazziere piuttosto che aspirare ad un posto in ufficio, dove avrebbe guadagnato sicuramente meno.
Ai loro figli, Norina e Valentino hanno sempre parlato in italiano tralasciando il friulano, che lei ha mantenuto per tutta la vita per esprimersi, ma, ovviamente, hanno voluto che i loro figli imparassero a scuola l’inglese e l’afrikaans.

NORINA PETRIZZO. Norina Zanello con i due figli, 1952 in Sudafrica. Nata a Flambro nel 1924 partì a dicembre 1949 per raggiungere il marito, Valentino, nel Paese africano.

NORINA PETRIZZO. Norina Zanello con i figli di fronte al primo furgone, 1953. Anche ai figli venne insegnata la lingua italiana.