Nei luoghi dei ricordi dell’esperienza faticosa degli emigrati friulani nelle miniere della Vallonia.
Costituita nel 1989 l’associazione degli “Amici di Braine-le-Comte”, fra le comunità di Codroipo e di Hennuyères, paese nel comune di Braine-le-Comte in Belgio, costituisce un esempio importante di un rapporto che da oltre vent’anni lega queste realtà nel segno della condivisione dell’esperienza emigratoria friulana. Scambi e incontri tracciano il percorso di questo legame.
Coloro che dalla nostra regione arrivano a Hennuyères trovano sempre una calorosa accoglienza. Com’è avvenuto per la delegazione dell’Associazione Clape nel Mondo, coinvolta durante la visita in un’emozionante ricostruzione dei luoghi e delle vicende che traggono origine soprattutto dall’accordo italo-belga che, nel 1946, diede vita al flusso di arrivi legati allo scambio fra lavoratori italiani e carbone fornito dal Belgio all’Italia. In tanti partirono dal Friuli Venezia Giulia per vivere quell’esperienza.
Nel 2019, il comune di Codroipo è stato insignito del Premio AICCRE per “i continui scambi tra amministratori, operatori economici e associazioni culturali con la cittadina belga di Braine-le-Comte in Belgio, nonché con la cittadina austriaca di Maria Wörth in Carinzia”.

RADICI. La bandiera del Friuli accanto a quella italiana e a quella belga nell’incontro a Hennuyères tra le delegazioni delle città gemellate di Codroipo e Braine-le-Comte.
Hennuyères è un villaggio del comune belga di Braine-le-Comte, situato nella regione vallone della provincia dell’Hainaut, con poco più di 3 mila abitanti. La stazione nella quale sono arrivati soprattutto negli anni ’50 tanti corregionali, dopo un massacrante viaggio in treno di 24 ore, oggi è diventata punto di fermata per il collegamento con la capitale Bruxelles, che si raggiunge in circa mezz’ora di viaggio.
Per gran parte di coloro che partirono la realtà fu profondamente diversa rispetto alle promesse contenute nei manifesti che davanti alle chiese invitavano a cogliere l’opportunità del nuovo impiego in Vallonia. Al posto delle case, dovettero sistemarsi inizialmente nelle baracche, quelle utilizzate in precedenza per i prigionieri di guerra, le condizioni di lavoro risultarono particolarmente disagiate e rischiose, il percorso d’integrazione difficile. Tra i traumi principali che attendevano gli emigrati al loro arrivo nei bacini minerari predominava quello dell’impatto con le condizioni di lavoro.
Nelle cartoline del tempo in bianco e nero si rappresenta l’edificio della stazione che da allora non ha subito modifiche, se non per l’automatizzazione dei servizi di biglietteria. Le cartoline venivano inviate ai parenti per mostrare il luogo della loro meta. Nel cimitero, molte lapidi in italiano ricordano i tanti che si stabilizzarono in quella località con le loro famiglie. Fra il 1946 e il 1957 in Belgio arrivarono 140 mila lavoratori italiani, molti proprio dal Friuli Venezia Giulia, e tutt’ora le persone di origine italiana iscritte nell’Anagrafe degli Italiani all’Estero, AIRE, presenti in Belgio sono 235 mila, quasi il 5 per cento della popolazione.

STAZIONE. Una cartolina degli anni Cinquanta della stazione di Hennuyères.
Da quell’esperienza, il legame con le migliaia di italiani di origine friulana e giuliana e dei loro discendenti presenti in Belgio si è consolidato e mantiene profonde radici con la terra d’origine e, nello stesso tempo, i nostri corregionali svolgono un ruolo importante nella società belga nel rispetto della dignità del lavoro e dell’ordinamento di quel Paese. Sono parte onorata di quella nazione.
Nei ricordi di quella emigrazione, le immagini documentano anche il difficile periodo iniziale, quando vennero ospitati nelle baracche della seconda Guerra Mondiale, ma anche quelli successivi dell’inserimento e della normalità di una vita laboriosa, come quella che è rappresentata in una foto di corregionali in posa davanti al caffè “Casa nostra. La casa degli italiani”.
Da quell’esperienza, il legame con le migliaia di italiani di origine friulana e giuliana e dei loro discendenti presenti in Belgio si è consolidato e mantiene profonde radici con la terra d’origine e, nello stesso tempo, i nostri corregionali svolgono un ruolo importante nella società belga nel rispetto della dignità del lavoro e dell’ordinamento di quel Paese. Sono parte onorata di quella nazione.
Nei ricordi di quella emigrazione, le immagini documentano anche il difficile periodo iniziale, quando vennero ospitati nelle baracche della seconda Guerra Mondiale, ma anche quelli successivi dell’inserimento e della normalità di una vita laboriosa, come quella che è rappresentata in una foto di corregionali in posa davanti al caffè “Casa nostra. La casa degli italiani”.

STAZIONE. Immagine attuale sul tratto fra Bruxelles e Braine-Le Comte.
Non solo Hennuyères
Friulani e giuliani raggiungono il Belgio nel secondo dopoguerra, non soltanto per lavorare nelle miniere. Nel paese, infatti, l’attività di estrazione del carbone è legata all’industria siderurgica.
Fin dal secolo XIX, in Vallonia erano sorte numerose industrie che utilizzavano l’energia, prodotta dal carbone estratto dal sottosuolo, per lavorare il ferro che veniva importato dalle nazioni vicine. In una di queste grandi industrie, le Tôleries Delloye-Matthieu di Marchin, nei pressi di Huy a una trentina di chilometri da Liegi, nel 1950 lavorano 176 operai italiani su un totale di su 1.471.
Nel 1951, su 1.556 operai delle Tôleries Delloye-Matthieu, gli italiani sono 242: provengono soprattutto dalle regioni del nord e, in special modo, dalle province di Belluno (81 persone) e Udine (55). Tra veneti e friulani, i comuni di Mel, Andreis e Belluno rispettivamente con 67, 42 e 21 operai sono quelli più rappresentati.
Nella storia recente del Belgio le migrazioni rappresentano un’esperienza che ha inciso profondamente nella memoria collettiva. Tra i diversi flussi, quello italiano ha dato un importante contributo alla trasformazione della cultura materiale belga.
Come segnala la studiosa Anne Morelli, quello italiano “è tutt’ora il più importante fenomeno migratorio che il Belgio abbia conosciuto e gli immigrati italiani sono di gran lunga i più numerosi, più che, ad esempio, i marocchini o i congolesi, provenienti dell’ex colonia belga”.
Il Belgio lasciò la sua impronta non solo su chi decise di stabilirvisi definitivamente, ma anche sui numerosi italiani che, dopo un soggiorno più o meno breve nel paese, decisero di tornare in Italia o di proseguire il percorso migratorio verso altre destinazioni, come l’Argentina e il Canada.

IN BELGIO. Dall’album dei ricordi: immagini dell’esperienza dei corregionali in Belgio nel secondo dopoguerra.