Per promuovere Gorizia-Nova Gorica Capitale Europea della Cultura 2025, una grande mostra a Monfalcone celebra Zoran Mušič, uno dei più importanti artisti europei del Novecento.
Si apre il primo ottobre nella galleria comunale d’arte di Monfalcone la grande esposizione su Anton Zoran Mušič, uno dei maggiori interpreti del Novecento, che si avvale della collaborazione di Maurizio Zanei. La mostra si colloca nell’ambito dell’iniziativa “Sguardi transfrontalieri” che intende promuovere l’appuntamento 2025 di Gorizia-Nova Gorica a Capitale Europea della Cultura, assieme all’architetto Max Fabiani.
Anton Zoran Mušič è nato a Bukovica (Boccavizza) nei pressi di Gorizia, il 12 febbraio 1909. Durante la prima guerra mondiale, ancora bambino, visse in esilio con la famiglia in Carinzia e in Stiria. Nel 1928, completati gli studi a Maribor, si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Zagabria, diplomandosi nel 1934 con il professor Ljubo Babić. L’anno seguente, spinto dal professor Babić, si recò in Spagna e vi si trattenne per diversi mesi.
In questo periodo realizzò copie delle opere di Goya conservate presso il museo del Prado a Madrid. Tra il 1934 e il 1940 si recò frequentemente in Dalmazia, luogo che influenzò fortemente il suo sviluppo artistico. Mušič fu inoltre membro del Club delle Belle Arti Brazda di Maribor. Nel 1944 si trasferì a Venezia, dove entrò in contatto con il pittore ferrarese Filippo de Pisis e la sua cerchia.
Nello stesso anno fu deportato nel campo di concentramento di Dachau. Durante la prigionia realizzò numerosi disegni che negli anni Settanta si svilupparono in una serie di dipinti a olio e incisioni dal titolo Noi non siamo gli ultimi, nella quale l’artista trasformò il terrore e l’inferno della prigionia nel campo di concentramento in documenti di una tragedia universale. Dopo la seconda guerra mondiale, Mušič visse tra Venezia e Parigi, dove dal 1953 lavorò sotto il patrocinio della Galerie de France, entrando a far parte dell’Ecole de Paris.
Espose in tutto il mondo ricevendo numerosi riconoscimenti internazionali. Zoran Mušič morì a Venezia il 25 maggio 2005. Con la propria ricca opera artistica sì è affermato come uno dei più importanti artisti d’arte moderna del dopoguerra che seppe trarre ispirazione da mondi e culture diverse, raccontando attraverso un segno puro e raffinato tutta la fragilità e la bellezza della vita.
La sua produzione è stata onorata in numerosissime esposizioni internazionali e, a tutt’oggi, le sue apprezzatissime opere sono conservate nei più importanti musei del mondo, principalmente in Italia, Slovenia, Francia, Spagna, Germania e Stati Uniti.

MARCO POLO. Un particolare del pannello ricamato di Zoran Mušič, realizzato per la sala di soggiorno di prima classe della motonave Augustus nel 1951, che si trova al Museo della Cantieristica di Monfalcone. L’opera, lunga ben nove metri, venne realizzata fra il 1950 e il 1951. Mušič penso di raffigurare un soggetto che si ispirasse al tema del viaggio e la scelta cadde sull’avventura di Marco Polo nella lontana Cina. Il racconto si dipana da sinistra verso destra e si sviluppa in cinque riquadri, quattro dei quali su due registri, accompagnati in alto e in basso da alcune iscrizioni tratte da Il Milione. Nel primo riquadro in alto, alla veduta di una Venezia poetica e incantata, fa riferimento la scritta “qui comincia il viaggio di Messer Marco Polo de Vinegia il quale racconta molte novita della Tartaria e daltri paesi assai”, mentre in basso si vedono i cavallini che corrono tra le colline. Nel secondo riquadro, separato dal primo da un alta torre, si vedono in alto alcuni cavalieri, messi del Gran Khan, identificabili nella scritta “quando il Gran Cane seppe che gli due fratelli e Marco venivano mandò loro messo incontro”. In basso è stato raffigurato il Gran Khan disteso su un giaciglio. La scena centrale rappresenta un gruppo di cavalli impauriti e morenti: il riferimento è alla battaglia che il Gran Khan combattè contro il nobile Najam. Nel quarto riquadro in alto c’è una scena di caccia con un cavaliere con falcone e un leopardo che azzanna un’antilope e in basso un nudo femminile disteso su un giaciglio, riferimento alle cento donzelle scelte da Gran Khan per la sua corte. Nell’ultimo riquadro, si vede il palazzo del Gran Khan con tre gondole pronte alla partenza e in basso una galea veneziana con a bordo Marco Polo, Nicolò e Matteo Polo che fanno ritorno a Venezia.