L’America descritta come amalgama di culture va ripensata diversamente nella sua evoluzione sociale. I legami non possono far leva solo sulla nostalgia.
di LUCIO GREGORETTI
Sulla facciata della casa in Neave Street fa bella mostra una bandiera azzurra con al centro un’aquila d’oro con le ali spiegate, il vessillo che identifica la regione storica del Friuli, la “bandiere dal Friûl”. E affinché non ci siano dubbi sull’attaccamento alla terra delle origini di chi vi abita, anche l’automobile parcheggiata a fianco porta la targa “Friul”.
La strada si trova in Lower Price Hill, uno dei tre quartieri nominati dal primo pioniere di quella zona, Evan Price, ed è ai piedi della collina, ad ovest del centro, un rione storico appena ad ovest del centro che durante il Novecento era luogo residenziale per i lavoratori, lambito dal fiume che fa da confine fra lo Stato dell’Ohio e quello del Kentucky. Nella stessa zona anche il museo della storia della città.
In questa villetta vive Jack Giocondo Degano, portabandiera della Clape nel Mondo a Cincinnati, città che porta anche iI soprannome di “The Queen City” e che ha assunto il motto latino Iuncta iuvant, che può essere sommariamente tradotto con “l’unione fa la forza”. A Cincinnati Jack ci vive da cinquant’anni e la sua esperienza, che arricchisce in ogni occasione le pagine di questa rivista, può essere portata ad esempio di quella dei tanti corregionali che hanno saputo integrarsi e affermarsi mantenendo salde le proprie radici.

FRIULI IN AMERICA. Sulla facciata della casa in Neave Street fa bella mostra una bandiera azzurra con al centro un’aquila d’oro con le ali spiegate, la “bandiere dal Friûl”. Anche l’automobile parcheggiata a fianco porta la targa “Friul”.

Oggi l’America descritta come un amalgama di varie culture deve essere letta in modo più articolato del passato. L’America del ventunesimo secolo (e lo stesso vale per tutti i grandi Paesi della nostra emigrazione) non è quella degli anni dopo la prima Guerra Mondiale e nemmeno quella degli anni Cinquanta, quando tanti friulani emigrarono. È più accogliente e più rispettosa delle nostre abitudini, ma anche più esigente nel pretendere la capacità di dare un apporto e contribuire al bene comune.
Nel contempo, le nuove generazioni sono state attraversate dalle logiche dell’integrazione. Se i genitori arrivati dalla nostra regione, in casa parlavano il friulano o il triestino, essi insistevano che i figli imparassero la lingua locale, facessero amici tra i residenti e abbracciassero i nuovi valori. La prassi ha dato i suoi frutti e le nuove generazioni di corregionali in America sono in buona parte dei professionisti di successo.
Le dinamiche del tempo incidono sempre sull’organizzazione sociale. I legami, non possono far leva solo sul piano della nostalgia, sul ritrovarsi per ricordare, quanto piuttosto sull’identità culturale di cui il Friuli Venezia Giulia può essere orgoglioso e sulle opportunità economiche da valorizzare.
La testimonianza di Jack Degano è una bussola preziosa. Il suo impegno si colloca sotto il segno della solidarietà in USA, come in Italia, quando fu chiamato per una gestione della tipografia Nigrizia dei Missionari Comboniani e che si concluse con la chiusura dell’attività. Era il tempo in cui a Verona, famosa per case editrici e stamperie, vide scomparire molte piccole imprese. Quando ricorda quelle giornate Jack Degano si emoziona. Poi dice “la mia auto ha come targa la parola FRIUL per il legame alle mie origini, ma il mio stile di vita è ‘americano’. Siamo orgogliosi dei Bastianich, ma domani avremo per pranzo un hamburger”.