Nel 1929, in riconoscimento del nome romano della città, il governo italiano donò a Cincinnati una replica della Lupa del Museo Capitolino di Roma.
di JACK DEGANO
I nostri corregionali, come tutti gli altri italiani che per la prima volta incontrano il nome della città statunitense “Cincinnati”, immaginano si tratti di una città fondata dai nostri connazionali. Sarebbe simile al caso di diverse località dell’Argentina, alle quali i pionieri attribuirono il nome del loro paese italiano di origine. La realtà è diversa.
Il famoso console della lontana Roma, Lucius Quinctilius Cincinnatus (519-430 a.C.), colpì la fantasia di diversi uomini politici. Stava a significare il servizio disinteressato della propria comunità. Portato a buon termine il mandato bellico al quale era stato chiamato, Cincinnato non volle rimanere alla guida del pubblico, ma se ne andò di nuovo a coltivare i suoi terreni. Già agli albori della repubblica statunitense, alcuni politici sentirono l’attrattiva di un simile idealistico distacco dal proprio interesse.
Il generale Henry Knox, nel 1783, fondò la Cincinnatus Society a cui aderirono diversi uomini politici, tra i quali anche il grande George Washington. Fu appunto uno dei membri della società, anzi il suo presidente, Arthur St. Clair, governatore del Northwest Territory, a decretare il nome Cincinnati al nascente piccolo accampamento alla confluenza dei fiumi Ohio e Licking.
La futura città ebbe i suoi inizi nel 1788 ed era stata chiamata Losantiville. In seguito avrà altri nomignoli, tra i quali “Queen City”, “City on the Hill” (grazie ai colli che la circondano e che fecero pensare ai colli romani) e, scherzosamente, “Porcopoli” (grazie ai numerosissimi maiali usati nella locale industria dei detersivi, continuata tuttora dalla compagnia Procter and Gamble).
Cincinnati divenne presto un centro importante, collegato ai Grandi Laghi tramite un capace canale e poi servito da numerosi collegamenti ferroviari. Gli immigrati divennero una evidente necessità. Tra questi va ricordato il fatto che i germanici erano i più numerosi e molti di essi erano cattolici. Alcune delle originali chiese cattoliche di Cincinnati per anni praticavano il culto in lingua tedesca, abitudine che terminò all’inizio della prima Guerra Mondiale. Numerosi furono pure gli immigrati irlandesi. Pochi gli italiani. Questi vennero più tardi, ma sono tuttora una parte rispettata della società, con una forte presenza nell’industria culinaria, nel commercio e nelle varie professioni legali, politiche e sanitarie.
La convivenza tra i vari gruppi etnici non fu sempre pacifica. Nell’800 Cincinnati ebbe la sua parte di scontri, anche sanguinosi, tra cattolici e protestanti, e tra bianchi e gente di colore. Differenze che ora sono solo un ricordo.
Il rapporto tra Cincinnati e l’Italia
È recentemente venuto alla ribalta, grazie ad un difficilmente spiegabile furto: la statua della “Lupa Capitolina”! In occasione di un congresso dei “Sons of Italy,” nel 1929, il governo italiano donò a Cincinnati una replica della Lupa Capitolina del Museo Capitolino di Roma, in riconoscimento del nome romano della città.
Una replica più consistente venne fatta nel 1931 e fu collocata in un posto ben visibile di un parco cittadino, Eden Park. E lì vi rimase indisturbata, per quasi cent’anni. Fino al 17 giugno del 2022, quando qualcuno ebbe la temerità di segare le quattro zampe della Lupa e asportarla. Sono rimaste la base metallica e i due gemelli con la testa rivolta all’insù verso mammelle sparite. I poverini fan quasi compassione!
La gente si chiede se il furto abbia uno scopo politico (un richiamo al fascismo) o semplicemente di lucro (rifondere il bronzo). C’è da sperare che la statua verrà riportata alla sua originaria bellezza e significato. È stata una buona occasione per richiamare alla memoria il legame storico tra la città di Cincinnati e il personaggio che le ha dato il nome e che continua a lasciare stupiti e curiosi i corregionali che arrivano in questa città.
Mito o realtà?
Secondo la versione accettata della storia, Lucio Quinzio Cincinnato era un patrizio ed ex console che rispose a una chiamata dei padri della città, lasciò il suo aratro nei campi, indossò la sua toga senatoria e guidò l’esercito romano alla vittoria sugli invasori Equi, solo per poi tornare alla sua piccola fattoria 15 giorni dopo.
Per generazioni, è stato il simbolo per i romani di ciò che un cittadino leale dovrebbe aspirare. L’ex console fu scelto all’unanimità perché “in lui c’erano il coraggio e la determinazione pari alla maestosa autorità di quell’ufficio”. Cincinnato lasciò la sua fattoria, condusse l’esercito romano alla vittoria e tornò all’aratro.
Le storie su di lui sono vere? La risposta è che non ha molta importanza. Aveva guadagnato gloria e dignità attraverso la sua vittoria sugli Equi, ma per dovere e lealtà, rinunciò al potere di dittatore e tornò alla sua fattoria.
CINCINNATI. La Statua dedicata a Cincinnati si trova all’interno del bel Bicentennial Commons a Sawyer Point.